MIGLIONICO.
Vuoi essere felice? Affidati al “coach”. E chi è? Ebbene, è una
nuova figura professionale, i cui tratti distintivi saranno
meglio definiti tra pochi giorni, nel corso della “XIII
Conferenza nazionale di Icf” (International coaching federation),
in programma a Roma l’8 e il 9 aprile. Per adesso, si sa che il
“coach” è una tipologia professionale più che mai varia: alcuni
sono psicologi o psicoterapeuti; altri, invece, si “occupano di
tutt’altro, ma a forza di frequentare corsi di formazione e
tirocini diventano coach”. Il presupposto teorico su cui si
fonda la loro attività lavorativa richiama il famoso principio
socratico “Conosci te stesso”. Ne deriva che ciascuna persona
può trovare la felicità soltanto dentro di sé. Il presupposto
fondamentale da cui partire è che “bisogna piacersi”. Altro
elemento essenziale: non porsi aspettative alte per non restare
deluso. Intanto, a Milano esiste una vera e propria scuola che
prepara alla felicità: è “l’Accademia della Felicità”. Qual ne è
l’identikit dell’utente tipo? Ebbene, ecco i dati: “Otto su
dieci sono donne (più disponibili a mettersi in gioco), con
un’età compresa tra i 35 ei 45 anni. Si tratta, per lo più, di
libere professioniste o manager, in una fase di crisi. Spesso
sentimentale”. Ma cos’è la felicità? “E’ qualcosa che non
consiste nell’acquistare e godere, ma nel non desiderare nulla,
perché consiste nell’essere liberi” (Epitteto, filosofo greco).
Per Sigmund Freud (famoso psicologo austriaco), invece: “Quello
che si chiama felicità nel senso più stretto corrisponde
all’improvviso appagamento di bisogni accumulati e per sua
stessa natura può esistere soltanto come fenomeno episodico”.
Giacomo Amati |