Giacomo Amati

GIACOMO AMATI

30.03.2016

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MIGLIONICO
La rete, ultima frontiera del rapporto sociale

MIGLIONICO. Dalla “società liquida” (senza legami profondi e duraturi) “all’identità liquida”, ovvero alla persona incapace di “mantenere a lungo una sua forma”. Ecco, allora, la “persona liquida”, incapace di vivere “relazioni durature”, ma solo quelle di durata effimera (anche quelle amorose), secondo la “logica consumistica” fondata sulla semplice convenienza. Ne deriva che al posto delle relazioni sociali si affermano i “contatti nella rete”. La “rete”: ecco l’ultima frontiera del rapporto sociale, col vantaggio che offre di “potersi connettere e disconnettere con la stessa facilità”. Da qui la domanda: in che società viviamo? Ebbene, secondo il sociologo polacco Zygmunt Bauman, l’uomo vive in una società caratterizzata dalla “modernità liquida”, dove vengono sempre di più a “mancare quelle certezze che davano le strutture solide come lo Stato, la famiglia e gli altri enti istituzionali”. Accade, allora, che in una società sempre più segnata dalla flessibilità, l’individuo “finisce per avere tutto il peso sulle sue spalle. Gli vengono a mancare forme di solidarietà e punti di riferimento comunitari che in passato aiutavano a condividere il fardello”. All’orizzonte c’è il disimpegno, ma anche la visione a vedere come “negativa ogni forma di legame che si proietti poco più avanti del quotidiano”. Sta nascendo quella che il sociologo polacco chiama “comunità guardaroba”, che funziona “a tempo”: i suoi componenti stanno insieme fino a quando “qualcuno decide di riprendersi il suo abito e andarsene”. In pratica, accade che in una società di “modernità liquida” i piani a lunga scadenza diventano poco attraenti. Di conseguenza, la logica del “carpe diem” (di oraziana memoria) diventa la risposta più immediata a un mondo “svuotato di valori”. Conseguenze: una realtà così finisce col trasmettere soltanto incertezze e paure. Si avverte l’esclusione, l’assenza di identità e l’indifferenza. E, persino il tuo vicino “è uno straniero”. Serve un’inversione di tendenza: c’è bisogno di pedagogia, di religione, di impegno morale e di politica. Serve un ritorno al passato. Al “rinascimento” dell’uomo. Giacomo Amati

Created by Antonio Labriola-Mail - 10 Luglio 1999 - Via Francesco Conte, 9  -  75100 Matera - Tel. 0835 310375