MIGLIONICO.
Secondo i dati di un’indagine sociologica effettuata
dall’Eurostat (Ufficio statistico dell’Unione europea), sia in
Italia che in parecchi altri Paesi europei, il 46 per cento dei
giovani con un’età compresa tra i 25 e i 34 anni vive ancora
nella propria famiglia d’origine. La ricerca, effettuata da due
ricercatrici universitarie australiane, vuole dimostrare che la
tendenza a non lasciare mamma e papà sta cambiando la struttura
e le relazioni delle famiglie, causando, nella maggior parte dei
casi, un impatto negativo sul benessere di genitori e figli
tutt’altro che indifferente. In particolare, l’indagine
chiarisce che “ nel clima economico confuso di oggi,
contraddistinto da una elevata situazione di precarietà, i
giovani scelgono di restare a casa perché vogliono un riparo
sicuro mentre vivono il passaggio verso l’università o la
ricerca di un lavoro”. Spesso, però, una situazione di questo
tipo, induce i genitori a sentirsi “assediati” dalle necessità
economiche ed emotive di un giovane, ormai adulto, ancora
dipendente dai propri genitori. Della questione, un paio di anni
fa, si era occupato anche il ministro dell’Economia, Tommaso
Padoa-Schioppa, definendo i giovani che preferiscono starsene a
casa dei loro genitori degli autentici “bamboccioni”. Nella
fattispecie, il ministro del “Tesoro” del Governo italiano, al
fine di incentivare i giovani ad uscire di casa, propose di
adottare delle misure di carattere economico a loro favore, come
quella di usufruire di detrazioni fiscali sugli affitti degli
alloggi. La conclusione a cui giunge l’indagine sociologica
condotta dalle due ricercatrici universitarie è la seguente: “Se
il figlio non se ne è mai andato di casa, rischia di vivere in
una situazione di frustrazione che deriverebbe dal non essere
ancora riuscito ad emanciparsi”. Di conseguenza, una condizione
di vita di questo tipo potrebbe mettere a “rischio il benessere
psicologico di tutti i familiari”. Giacomo Amati |