MIGLIONICO.
Il Consiglio dei ministri, nei giorni scorsi, ha fissato per
domenica 17 aprile la data per votare il referendum
anti-trivelle. Tale decisione, però, ha causato il malcontento
di quasi tutte le forze politiche di opposizione ed anche della
sinistra del Pd, nonché quello delle associazioni ambientaliste.
Tra le ragioni della contestazione, ne spiccano due. La prima:
la data del 17 aprile non coincide con quella della elezioni
amministrative che, quest’anno, riguardano parecchi Comuni, tra
cui, ci sono quelli di Milano e Roma. Ne deriva il sospetto che
tale data possa essere stata scelta dal Governo Renzi con
l’intento occulto di ridurre il più possibile il numero dei
partecipanti al referendum. In tal modo, si andrebbe incontro al
rischio di vedere fallire il referendum per il “mancato
raggiungimento del quorum”. La data del 17 aprile, inoltre, non
consente “l’election day”, cioè di votare in un’unica giornata
sia per il rinnovo di parecchie Amministrazioni comunali sia per
il referendum. Di conseguenza, non unificando in un’unica data i
due appuntamenti elettorali, si spenderebbe la somma di 300
milioni di euro in più. Ne deriva che già questa ragione sarebbe
sufficiente per scegliere “l’election day”. La seconda ragione:
mancando poche settimane alla data del 17 aprile, ci sarebbe
troppo poco tempo per poter informare al meglio i cittadini su
di un problema oggettivamente delicato qual è quello riguardante
la tutela dell’ambiente, caratterizzato da risvolti complessi.
Giova precisare che cinque anni fa, nel 2011, era stato proprio
l’attuale ministro Dario Franceschini, allora capogruppo del Pd,
ad accusare il Governo Berlusconi di “buttare 300 milioni di
euro” per non aver accorpato l’elezione per il referendum e
quella per le amministrative. Da qui la domanda: è possibile che
ancora oggi, in un periodo di difficoltà economica, si facciano
“giochi politici” così autolesionistici? Non resta che
augurarsi, allora, che, al fine di evitare un inutile spreco di
denaro pubblico, il Consiglio dei ministri possa riconsiderare
la sua scelta, unificando le due elezioni in un’unica data.
Giacomo Amati |