MIGLIONICO.
Un paese ricco d’arte e di cultura, ma
povero di bambini, senza crescita
demografica. E’ la “fotografia” odierna di
Miglionico. Un’istantanea che scaturisce
dalla lettura dei dati demografici
registrati dall’ufficio anagrafe del
municipio, ove, nel 2015, sono state
annotate appena 16 nascite: 6 femminucce e
10 maschietti, vale a dire 4 in meno
rispetto all’anno precedente (2014), quando
ne furono registrate 20. A fronte di una
popolazione complessiva di 2510 abitanti
(1256 donne e 1254 maschi, dati aggiornati
alla data del 31 dicembre, 2015), negli
ultimi sei anni, ovvero nel periodo compreso
tra il 2010 e il 2015, il dato numerico
complessivo dei nati è di 93 bambini ( 43
sono di sesso femminile e 58 di quello
maschile. Nello stesso arco temporale, il
numero delle persone decedute è stato di
134: 69 donne e 65 maschi. Ciò significa che
gli abitanti miglionichesi che muoiono non
sono sostituiti, nella stessa entità
numerica, da quelli che nascono. Facendo
un’analisi comparativa tra il numero dei
nati e quello dei morti, negli ultimi sei
anni, si scopre che la popolazione locale
tende lentamente, ma inesorabilmente, a
diminuire. All’interno di ciascun nucleo
familiare, le nascite dei bambini vengono
pianificate, in virtù di una molteplicità di
fattori negativi (crisi economica, mancanza
di servizi, disoccupazione giovanile,
eccetera). Ne discende che le giovani coppie
tendono ad avere un solo figlio; al massimo,
arrivano a due. Purtroppo, il calo del
tasso della natalità determinerà, a partire
dal prossimo anno scolastico, nell’ambito
dell’organico dei docenti che fanno parte
della comunità scolastica miglionichese,
delle conseguenze negative sotto il profilo
occupazionale: dal prossimo primo settembre,
ad esempio, nel locale plesso di scuola
dell’infanzia, funzioneranno soltanto due
sezioni, una in meno rispetto agli anni
scorsi; mentre nel plesso della scuola
primaria, si formeranno cinque classi
anziché sei. Il che significa che vi
lavoreranno quattro insegnanti in meno
rispetto a quelli in servizio negli anni
passati. Tutta colpa del calo demografico.
Giacomo Amati |