MIGLIONICO.
“Basta compiti a casa nella scuola a Tempo Pieno. Sono troppi!”
In sintesi, è il pensiero indignato e di protesta di molti
genitori che vogliono proteggere i diritti dei loro figli,
soprattutto dei più piccoli, ad avere la possibilità di
riposarsi o di dedicarsi alle attività creative e ludiche
proprie della loro età, dopo aver trascorso a scuola otto ore per
svolgere le attività didattiche. Il problema è tornato
d’attualità in questi giorni: entro il prossimo 22 febbraio, le
famiglie, che dovranno iscrivere i propri figli alla prima
classe della scuola primaria, sono chiamate a fare la scelta
relativa all’opzione organizzativa del tempo scuola. Molti
genitori vorrebbero scegliere la scuola a “Tempo Pieno” che
implica una permanenza a scuola, da parte dei bambini, per otto
ore giornaliere, dal lunedì al venerdì, col sabato da
trascorrere a casa con la propria famiglia. Alcuni genitori,
però, nutrono dei dubbi, a causa della mole dei compiti che
qualche insegnante ancora si ostina ad assegnare per casa. Da
qui le lamentele: “Perché – si chiedono i genitori – certi
insegnanti vogliono demandare a noi quello che è un loro compito
essenziale: insegnare agli alunni a studiare ed a imparare?” Ne
deriva che alcuni genitori per “aiutare” i figli, si
sostituiscono a loro nello svolgimento dei compiti. Va in scena
la farsa: i genitori diventano alunni. Sempre meglio che
litigare. Bisogna sapere, infatti, che spesso, in famiglia, si
scatenano persino dei veri e propri conflitti tra genitori e tra
genitori e figli, a causa del mancato o tardivo svolgimento dei
compiti. Si tratta, quindi, di un problema serio, al centro, tra
l’altro, di circolari e documenti ministeriali che invitano gli
insegnanti a non assegnare compiti scolastici da svolgere a
casa, soprattutto “per il giorno successivo a quello festivo”.
Per non parlare, poi, dell’articolo 31 della “Convenzione sui
diritti del fanciullo” che riconosce al bambino “il diritto al
riposo ed al tempo libero”. Cosa bisogna fare di più? C’è solo
da sperare che certi insegnanti abbiano l’umiltà di mettersi in
discussione, nella consapevolezza che “la libertà di ciascuno,
finisce quando comincia quella dell’altro”. Giacomo Amati |