MIGLIONICO.
“Non tutti gli alunni sono uguali e i migliori sono da
sostenere”. In virtù di questo principio, la nuova circolare
ministeriale riguardante la formazione delle classi, in vista
del nuovo anno scolastico (2016/17), prevede di costituirle
tenendo conto del criterio della flessibilità didattica. In
pratica, viene data al dirigente scolastico la possibilità di
formare le classi degli alunni per “gruppi di livello”, sulla
base del loro profitto. Ciò significa che si potrebbe costituire
una classe solo di alunni “bravi” ed un’altra solo di alunni
“meno bravi”. Potrebbe, quindi, sparire la classe eterogenea,
cioè, costituita da alunni con un livello diverso di competenze.
Da qui, due domande. La prima: esiste l’alunno bravo in tutto?
La seconda: chi è veramente l’alunno meno bravo? Ovviamente, ci
sono studenti che eccellono in tutte le discipline di studio.
Però sono una minoranza. La maggioranza dei bambini, invece, è
costituita da chi si distingue in una materia (ad esempio, in
matematica) e da chi denota talento in altre discipline (
italiano, storia, eccetera). Ne discende che uno stesso alunno
può essere bravo in una materia e meno bravo in un’altra
disciplina di studio. Ciò significa che il dirigente scolastico
incontrerebbe, obiettivamente, delle grosse difficoltà a
costituire classi omogenee per “gruppi di livello”. Bisogna
considerare, poi, altri due aspetti del problema. Il primo: a
scuola non si va solo per apprendere l’alfabetizzazione
culturale, ma per imparare anche ad “essere”, a “fare” ed a
sapersi relazionare. Il secondo: la scienza pedagogica afferma
già l’importanza del principio delle “classi aperte”: è quello
che dà all’insegnante l’opportunità di lavorare tenendo conto
degli interessi e dei bisogni dei singoli alunni. Annotazione
finale: la scuola come “comunità educante” si fonda sui principi
della democrazia, dell’uguaglianza e dell’integrazione sociale.
L’idea di formare le classi degli alunni secondo il modello
“elitario” mi sembra un criterio poco coerente con la scuola
concepita quale “comunità educante”. Un caro saluto.
Giacomo
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