MIGLIONICO.
La vita dei contadini, così come si svolgeva
nelle campagne della città dei Sassi e in
quella di tutti i paesi del Materano, nel
secolo scorso, tra la fine del1800 e
l’inizio del 1900, è il tema di fondo al
centro del libro “Il sudore del pane”,
di Carlo Gaudiano, medico ospedaliero
specialista in anestesia, rianimazione ed
ematologia. L’opera, ed. “Magister”, Matera,
strutturata in nove capitoli, per
complessive 72 pagine, ha i caratteri propri
sia del saggio che del romanzo. Il racconto
è ambientato a Matera, ma rappresenta la
storia delle popolazioni lucane. Tra i pregi
del libro, spicca quello volto a mettere in
evidenza l’identità della gente lucana,
contrassegnata dalla cultura del lavoro e
dalla tendenza al sacrificio, in vista di un
futuro migliore. In particolare, nella sua
opera, l’autore descrive il “millenario
conflitto di una comunità stratificata in
classi sociali, caratterizzata dalle
differenze sociali: tra ricchi e poveri, tra
chi vuole opprimere e tra chi cerca o
difende la libertà; tra chi tenta, nella
miseria, di sopravvivere e chi sperpera
oltre ogni dovuto; tra la giustizia e
l’ingiustizia, tra i vizi e le virtù, tra il
male e il bene. L’autore, prendendosi alcune
licenze storiche, affida il destino infame
di ogni stratificazione sociale a un
racconto molto verosimile, nel quale esce
prepotente la forza d’animo di alcuni volghi
materani che sfidano l’arroganza della
residua nobiltà della loro città, della
legge e di chi è chiamata a gestirla:
avvocati e magistrati”. Il libro, quindi, va
oltre la semplice descrizione del rapporto
esistente, nella società feudale e
piramidale del primo Novecento, tra il
proprietario terriero (il padrone) e il
bracciante agricolo (il servo della gleba),
legati tra loro soltanto da un contratto
agrario di mezzadria, in virtù del quale, il
sessanta per cento dei prodotti della terra
e degli utili di un’azienda agricola
spettava al proprietario. L’opera ha una sua
“anima” profonda, volta a mettere in luce le
“ombre” di una società feudale, senza
diritti civili, fondata sulla legge
del
più forte. “Protagonista del racconto –
spiega la professoressa Margherita
Lopergolo – è Francesco Sparafuoco, un
eroe per il popolo contadino, capace di
impedire che la mezzadria, già di per sé
favorevole ai padroni, diventasse
ulteriormente vantaggiosa per loro. Il
racconto narra il sopruso a carico di alcuni
mezzadri, il cui capo è Francesco, nella
Matera del 1898, durante il mese di agosto,
a conclusione del lavoro della raccolta del
grano. Il padrone dei terreni, don Alberto
Renna, col quale i mezzadri dividevano il
raccolto, reclamò un aumento della quota a
lui spettante. Con la reazione dei mezzadri
ha inizio una vicenda giudiziaria che vedrà
Francesco accusato di diffamazione e di
ribellione per essersi rifiutato di
consegnare i sacchi di grano al fattore del
padrone”. Ovviamente, non sveliamo la
conclusione del libro che sembra essere un
“romanzo storico manzoniano” per dirla con
la professoressa Lopergolo: è affidata al
lettore, con la precisazione che il ricavato
della vendita del volume sarà devoluto in
beneficienza all’associazione onlus, “Un
cuore per l’Albania”, di cui l’autore è
presidente da 12 anni. Giacomo Amati |