Amare,
lavorare e pregare. Si può riassumere con queste tre azioni lo
stile di vita di Cosimo Milanese (1926-2005), pugliese di
nascita, ma lucano d’adozione, primo medico diacono permanente
della Chiesa Cattolica. La storia della sua vita e quella della
sua famiglia è al centro del libro “Negli occhi di un figlio”,
scritto dal prof. Salvatore Milanese, primogenito della
famiglia. Il romanzo, ed. “La Stamperia Liantonio”, Matera
(aprile 2015, a carattere autobiografico, 320 pagine, è
strutturato in 39 capitoli e racconta la vita di un uomo dotato
di un’umanità straordinaria, “integerrimo e religiosissimo. La
sua vita – scrive l’autore – ha scavato un solco profondo in
tutti noi e in quanti lo conobbero. E’ stato testimone di
Cristo, nonostante gli inevitabili contrasti che l’uomo verace e
ardente di carità incontrava nel suo cammino. Col suo fervente
apostolato ha aperto le nostre e tante anime a Dio. Il libro è
ambientato in un piccolo paese della Basilicata, Calvera, ai
margini del parco nazionale del Pollino”. Nei primi capitoli del
romanzo, è nonna Nina a svelare i segreti e gli aneddoti
dell’aristocratica famiglia Milanese che, negli anni del dopo
guerra, è costretta a confrontarsi con alcune vicissitudine, a
causa di alcune difficoltà di natura economica. Nonna Nina,
rimasta vedova molto giovane, è costretta ad accudire i suoi tre
figli, Giovanni, Ferdinando e Cosimo. Quest’ultimo, che è il
protagonista principale del romanzo, non esita ad abbandonare il
seminario e la futura vita sacerdotale, per il grande amore
della sua vita, Pina Cavallo, la sua devota moglie che gli
donerà ben sette figli, due maschi e cinque donne. La signora
Pina, oggi novantenne, che vive a Matera, unitamente ai suoi
figli, è l’altra protagonista del libro. La forza del romanzo
sta nell’indicare al lettore il senso della vita: va ricercato
nel saper amare il prossimo. Un insegnamento cristiano che
traspare dai comportamenti quotidiani del protagonista che, sia
nella sua professione di medico che in quella di diacono, dà
tutto se stesso per aiutare il prossimo senza chiedere niente in
cambio. Tra le pagine del romanzo si snoda un autentico percorso
emozionale che accompagna il lettore a scoprire la storia di un
uomo che fa della solidarietà e del volontariato i valori
cardine della sua vita. Ma il romanzo non è solo l’omaggio che
il figlio Salvatore rivolge alla vita virtuosa del padre Cosimo.
In pratica, nel libro non ci sono solo tanti momenti di
tenerezza dedicati all’uomo felice di aiutare l’altro,
soprattutto “l’altro bisognoso”, ma c’è anche dell’altro: c’è la
descrizione di una società sofferente che usciva dalle macerie
causate dalla seconda guerra mondiale, ed era costretta a vivere
in condizioni di povertà assoluta; c’è anche la testimonianza
della cultura del lavoro e l’impegno per una vita responsabile e
di alto profilo civico. Tutto il romanzo è attraversato da una
luce permanente. Leggerlo è come fare una cura ricostituente a
base di vitamine: sono quelle che testimoniano il valore
dell’amore, della solidarietà e della misericordia. E’ un libro
che ti fa riconciliare con la vita, te ne fa capire la bellezza.
Dopo averlo letto si ha la sensazione di aver ricevuto un grande
messaggio d’amore. Giacomo Amati |