MIGLIONICO.
Povertà, solidarietà e cultura. Sono stati questi gli aspetti
fondamentali della straordinaria vita sacerdotale di don Donato
Gallucci, arciprete di Miglionico per 29 anni, dal 1936 fino
all’anno della sua morte, che avvenne, a 78 anni, nell’ospedale
civile di Matera, l’11 ottobre 1965. Oggi, nella ricorrenza del
cinquantenario della sua morte, un suo alunno, Mimmo Sarli (67
anni) propone al sindaco Angelo Buono (Pd) e a tutto il
Consiglio comunale di Miglionico di istituire, con il patrocinio
della regione Basilicata, il premio letterario “Don Donato
Gallucci” destinato agli studenti, ai poeti, agli scrittori,
giornalisti e a tutti i rappresentanti del mondo della cultura,
di cui don Gallucci seppe essere un protagonista di primo piano.
Nato a Pietragalla (Potenza) il 5 dicembre 1887, il giovane
Gallucci si mette subito in luce per le sue spiccate doti
d’intelligenza, tanto che suo zio, Domenico Gallucci, monsignore
di Pietragalla, lo incoraggia negli studi. Dopo aver conseguito
la maturità presso il liceo classico “Ennio Quirino Visconti” di
Roma, il giovane Donato prosegue i suoi studi universitari nella
città tedesca di Friburgo (Germania), ove consegue due lauree,
in Filosofia e in Lettere, e la padronanza di ben sette lingue:
tedesco, inglese, francese, spagnolo, arabo, latino e greco.
Sembra destinato alla carriera universitaria, ma sia l’influsso
dello zio religioso sia quello del filosofo cattolico Martin
Haidegger lo inducono ad intraprendere la vita religiosa e, nel
1912, nella cattedrale di Friburgo, viene ordinato sacerdote.
Cappellano militare nel corso della prima guerra mondiale
(1915/18). Insegnante nei seminari per i futuri sacerdoti e poi,
dal 1936, parroco della Chiesa Madre di Miglionico, ove si mette
subito in luce non solo per le sue doti di religioso, ma anche
per quelle culturali ed umanitarie. Si prende cura soprattutto
dei poveri, cui dona i suoi averi, e diventa protagonista
assoluto nella lotta alla piaga dell’analfabetismo, aiutando al
massimo negli studi i ragazzi capaci e meritevoli, ma bisognosi.
Grazie a don Gallucci, oggi, sono tantissime le persone che si
sono affermate nella loro vita professionale e sociale. Come
testimonianza della sua straordinaria personalità e della sua
encomiabile vita, dal 2010, il locale istituto scolastico
comprensivo porta il suo nome. Oggi, a distanza di cinquant’anni
dalla sua morte, don Gallucci viene ancora ricordato per le sue
eccezionali doti umanitarie. E’ testimone di valori cristiani e
di vita sociale, tra cui, ne spiccano tre: l’altruismo, la
carità e la capacità di prendersi cura degli altri. A chi gli
chiedeva perché facesse tanto bene al prossimo, rispondeva
semplicemente: “E’ un modo come un altro per servire il
Signore”. Aveva a cuore i bisogni di tutti, viveva in funzione
dell’altro. Teneva lezioni ovunque: in chiesa, a casa degli
alunni ed anche per strada. “E’ ancora vivo il mio ricordo –
racconta con commozione Mimmo Sarli – di quando, negli anni
Cinquanta, nelle calde sere d’estate, era seduto davanti al
piazzale della chiesa Madre e impartiva a noi giovani studenti
le sue lezioni di Italiano e Latino. Ricordo anche che negli
ultimi anni della sua vita, non stava bene in salute, viveva in
una condizione di assoluta miseria, si nutriva con un piatto di
riso e, durante le fredde giornate d’inverno, per riscaldarsi,
possedeva soltanto un vecchio mantello”. Un testimone
encomiabile di una vita virtuosa, francescana: don Donato
Gallucci sarà ricordato, per sempre, come simbolo di cultura e
d’amore. Giacomo Amati |