MIGLIONICO.
La terra, la scuola e l’uomo. Su questi tre
elementi salienti èincentrato il libro,
“L’ambizioso progetto della riforma
fondiaria come progetto culturale”, scritto
dalla professoressa Margherita Lopergolo,
ed. “Amico Libro”, di Giuseppe Bellone,
Montescaglioso (novembre 2014). Il volume,
che è strutturato in tre capitoli, per
complessive 158 pagine, descrive due temi di
vitale importanza per lo sviluppo economico,
culturale e sociale del territorio del
Materano: si tratta della riforma fondiaria
e della questione dell’analfabetismo. Il
libro, che si avvale di due prefazioni
firmate da Anna Ziccardi, dirigente dell’Alsia,
(la prima) e da Angelo Garbellano, ex vice
presidente della Provincia di Matera, (la
seconda), facendo riferimento a dati
oggettivi inoppugnabili, (leggi, documenti
e statistiche), racconta un secolo di vita
della regione Basilicata. Leggere questo
volume, che, tra l’altro, è impreziosito da
un’ampia bibliografia, significa compiere un
“viaggio” nel tempo, alla scoperta di
molteplici stili di vita del popolo lucano.
Ma, il valore aggiunto del testo, che
comincia con la poesia, “Ti chiedi chi
sono”, del poeta materano Giuseppe
Ambrosecchia, è rappresentato non solo dalla
descrizione della storia di un secolo di
vita sociale della Basilicata, ritratta,
ovviamente, in alcuni aspetti (quello
culturale ed economico sono i più
significativi), ma soprattutto è costituito
dalla visione dell’anima di un popolo
coraggioso, umile, operoso, che non
s’arrende di fronte alle difficoltà della
vita, ma è capace di lottare strenuamente
per far valere i propri diritti. Uno dei
pregi del libro, quindi, va ricercato dalla
bravura dimostrata dall’autrice nel mettere
in luce l’identità della gente lucana che si
fonda sulla sua dignità, sull’orgoglio e
sulla sua capacità di sacrificarsi per
riscattarsi da condizioni di vita non certo
soddisfacenti. La scrittrice porta il
lettore a capire quelli che erano i veri
problemi di vita delle persone lucane
nell’immediato dopo guerra: innumerevoli
erano le situazioni di criticità. Tra di
esse, però, ne spiccavano due: la povertà
economica e quella culturale. Due disagi
correlati. Due problemi che, da sempre,
hanno pesato, come macigni, sulla qualità
della vita dei lucani. Da qui le ansie e le
lotte intraprese dai contadini per
emanciparsi dalle condizioni di
arretratezza, tipiche di un’economia
sottosviluppata. Conclusione: vale proprio
la pena di leggere queste commoventi pagine
di storia regionale: gettano fasci di luce
su luoghi e situazioni di vita: su tante
vicende che, in fondo, rappresentano le
radici della nostra vita. La nostra carta
d’identità. Sono pagine avvincenti, che si
leggono d’un fiato: in esse vengono
descritte scene di vita che parlano
direttamente al cuore ed alla mente del
lettore: non suscitano “vergogna”, ma
soltanto ammirazione per un popolo dedito
alla ricerca del lavoro. Un popolo che non
disdegna la fatica nei campi, neppure quella
più dura: la vive e la ama. Ne fa un mezzo
di riscatto. Allo stesso modo, i contadini
lucani vogliono sconfiggere l’analfabetismo.
Capiscono il valore della conoscenza.
Vogliono imparare a leggere i libri per
essere più liberi. E’ un volume bellissimo:
fa amare la civiltà contadina. E’ un libro
prezioso. Imperdibile.
Giacomo Amati |