MIGLIONICO.
Mani di velluto, mente creativa, cuore
generoso e tanto talento in corpo. Sono i
tratti distintivi dell’artista miglionichese,
Francesco Cinnella (Ciccio, per gli amici),
41 anni, che, dopo aver studiato al Liceo
artistico di Matera, ha conseguito la laurea
all’Accademia delle “Belle Arti” di Firenze.
Per quindici anni, Cinnella ha lavorato in
alcune città italiane del Nord, compiendo
varie esperienze artistiche, anche nella
produzione dei più svariati materiali
scenografici, sia per il teatro che per
altri eventi culturali. Da alcune settimane,
l’artista soggiorna nel suo paese natio,
ove, instancabile, è dedito a progettare ed
a creare molteplici manufatti; da quelli in
terracotta ad opere in legno, in plastica e
persino in vetro. Adesso, in particolare, la
peculiarità del suo lavoro è costituita
dalla ricerca di materie prime che possano
essere riusate. La sua fonte di ispirazione
è rappresentata dalla strada, ove, adocchia
materiali di scarto, li preleva e, nel suo
laboratorio di casa, grazie al suo genio
creativo, come per incanto, li trasforma in
manufatti artistici che tutti ammirano. Ciò
che è un rifiuto diventa un gioiello da
esporre. Come fa? Mistero. “Tutto nasce
dalle mie pedalate in bicicletta – spiega
Cinnella – mezzo col quale mi sposto tra le
via del centro cittadino: qui, osservo
quello che agli occhi degli altri è
invisibile, a cui, magari, non viene data
alcuna importanza e prendo ciò che mi serve:
un giorno, per esempio, mi sono imbattuto in
una vecchia damigiana di vino abbandonata
perché non più funzionale, l’ho presa e,
dopo alcuni giorni di lavoro, l’ho
trasformata in un lume artigianale”. In
pratica, l’artista utilizza tecniche di
bottega del ‘400 in uso nell’epoca
dell’Umanesimo e del Rinascimento. La linea
stilistica è “minimal”: le lavorazioni
prodotte sul manufatto, gli conferiscono un
carattere di assoluta unicità. “La mia
compagna di viaggio – sottolinea l’artista –
è sempre la bicicletta che mi permette di
scrutare e recuperare oggetti e materiali
abbandonati per essere distrutti: l’idea è
quella di puntare sul riuso della materia
prima”. In definitiva, il maestro Cinnella,
che ha la scultura nel suo dna,
padroneggiando le tecniche più disparate,
osserva un vecchio pezzo di legno, un tufo
rotto, dei rottami di vetro e li trasforma
alla “sua maniera”: ovvero in oggetti unici,
in utensili non solo belli da ammirare, ma
anche utili da utilizzare sia in casa che
negli ambienti di lavoro. Il suo motto è:
“Niente va irrimediabilmente buttato: la
vita può sorgere anche da un oggetto amorfo,
apparentemente insignificante”. Ci pensa il
suo genio creativo. “In quest’ultimo periodo
– conclude l’artista – sto lavorando ad una
nuova creazione che si chiama Focolare, nome
di una serie di lampade ricavate da rami di
ulivo, quei rami che la natura ha creato e
che l’uomo considera non utili per la
raccolta delle olive e quindi vengono
scartati per essere bruciati”. Ma, il genio
creativo di questo straordinario scultore li
trasforma in suppellettili. Maraviglioso.
Giacomo Amati |