MIGLIONICO.
Continua a splendere la stella del
Miglionico che, giocando con coraggio e la
personalità di una squadra matura, cosciente
dei suoi mezzi tecnici, è uscito a testa
alta dalla difficile sfida in trasferta
contro il quotato Rotonda, conquistando un
prezioso pareggio (2-2). Costretta a giocare
con una formazione rimaneggiata per la
duplice assenza del bomber Fausto Dametti e
del forte mediano Pietro Carrera, la squadra
di mister Domenico D’Angelo, per lunghi
tratti della gara, ha messo alle corde gli
avversari, chiudendo in vantaggio (0-1) il
primo tempo, grazie al gol firmato da
Michele Grieco, il “cervello” del
centrocampo, con un bolide su calcio di
punizione che non ha dato scampo al portiere
avversario. Da cuore in gola, lo sviluppo
del match nel corso della ripresa, con i
miglionichesi che, dopo aver subito due gol,
entrambi su calcio di rigore, hanno avuto il
merito di non demoralizzarsi e, cingendo
d’assedio l’aria avversaria, sono riusciti
ad agguantare il più che meritato pareggio,
proprio all’ultimo respiro della gara, con
una prodezza di Antonio Battilomo, il
“maratoneta” del centrocampo, il quale, con
un siluro su calcio di punizione, ha
gonfiato la rete avversaria. Giusto il
pareggio finale? “Per la verità – dichiara
il dirigente accompagnatore Giovanni
Pizzolla - il risultato di parità ci sta un
po’ stretto: per la qualità del gioco
espresso, avremmo meritato di vincere, ma,
visto l’andamento della partita, alla fine,
il bel gol firmato da Battilomo ci ha
permesso di tirare un sospiro di sollievo”.
Cosa ha detto la sfida col Rotonda? Tre le
considerazioni salienti. La prima: il
Miglionico ha dimostrato di costituire un
collettivo che sa dispiegare un gioco ben
organizzato, concreto e funzionale al gol:
evidente la mano sapiente del bravo tecnico
D’Angelo che è riuscito a trasmettere alla
squadra la sua idea di calcio, senza
fronzoli, da sviluppare con rapide azioni in
verticale per sorprendere al massimo la
difesa avversaria. La seconda: i giocatori
non privilegiano le azioni individuali fine
a se stesse, ma solo se sono funzionali al
collettivo; in pratica, la formazione gioca
da squadra, prescindendo dagli atleti che,
di volta in volta, ne fanno parte. La terza:
il collettivo ha fiducia nella sua forza e
gioca con determinazione, evidenziando
carattere e forza d’animo. Conclusione: si
vede che la squadra ha un’anima ed
un’identità tecnico e tattica ben precisa.
Continuando a percorrere questa strada, ha
tutte le carte in regola per disputare un
campionato di vertice. Giacomo Amati |