MIGLIONICO.
Appuntamento con la vendemmia. Da alcuni
giorni, ormai, nelle campagne dell’agro
miglionichese è cominciato il tradizionale
rito della raccolta dell’uva: un’attività
lavorativa ricca di fascino, per certi
aspetti, anche gioiosa, che affonda le sue
radici nei tempi più remoti. Quest’anno, per
la verità, il raccolto non è abbondante, ma
è di buona qualità. Quali ne sono le
ragioni? “Purtroppo, l’andamento climatico
in questi ultimi mesi – spiega Nino Comanda,
ex capo diga in pensione di San Giuliano ed
esperto vignaiolo – non è stato dei
migliori, tanto da causare un calo, che si
aggira intorno al 30%, della quantità
dell’uva prodotta. In alcuni vigneti, per di
più, s’è registrato l’attacco della
peronospora che è il nemico più temibile
dell’uva; è stata avvistata anche un'altra
malattia, quella definita dello iodio”. In
questi casi, cosa fanno i contadini per
contrastare la diffusione di queste
malattie? “Vengono utilizzate – precisa
Comanda – alcune sostanze
anticrittogamiche”. Ma, per difendere i
vigneti dagli attacchi dei parassiti non si
finisce, forse, col precludere la qualità
dell’uva e del vino? “Nelle nostre contrade
– afferma Comanda – è ancora diffusa la
viticoltura biologica che esclude l’impiego
di prodotti chimici, ma consente l’uso del
rame e dello zolfo, quali elementi chimici
che non incidono negativamente sulla qualità
del prodotto. Del resto, i contadini hanno
sempre operato così per difendere la vigna
dal proliferare delle muffe”. Quali sono le
zone dell’agro più adatte alla piantagione
dei vitigni? “Certamente, sono quelle più
collinari – spiega Comanda – ben assolate,
con pendii ben esposti anche ai venti che
rendono asciutti i terreni”. Sono molte le
aziende produttrici dell’uva? “Sono
parecchie - puntualizza l’esperto vignaiolo
– ma, generalmente, sono di piccole
dimensioni: i vigneti sono strutturati a
ceppo (sono pochi, per la verità), a
spalliera, a pergola (per l’uva da tavola)
ed a tendoni”. Per ottenere il massimo della
produzione dell’uva, quanti anni bisogna
attendere? “La fase improduttiva – conclude
Comanda – dura per lo più tre anni; dopo i
primi cinque anni, solitamente, il vigneto
comincia a produrre bene: fino all’età di 25
anni produce al massimo; poi, comincia un
netto calo di produzione che si protrae per
alcuni anni. Le varietà d’uva da vino di
maggiore pregio che si coltivano nelle
nostre contrade (Serre, Piano dell’Oste,
Elce Pilieri, Pampapano e Conche) sono: la
malvasia, il moscato, il sacrone, il
pampanuto, il trebbiano, il primitivo e, in
misura minore, anche l’aglianico”.
Giacomo Amati |