MIGLIONICO
Tanto gentil...oni e tanto onesto pare

MIGLIONICO. Spero che Dante mi perdoni per aver parafrasato i suoi versi. Caro Giacomo, rispondo velocemente ai quesiti che hai voluto rivolgermi direttamente senza passare dal sito del Prof. Labriola. Mi solleciti un giudizio sul nuovo Governo che ha appena ricevuto la fiducia dei due rami del Parlamento e mi sproni a dare un consiglio a Renzi sulle posizioni da assumere nelle prossime battaglie politiche.

        Riguardo al giudizio sul nuovo Governo, la mia prima impressione è stata non del tutto soddisfacente. Non ho apprezzato il trattamento riservato a Stefania Giannini, il solo ministro rimosso dall’incarico, quasi a volerne fare l’unico capro espiatorio di tutta la compagine governativa. Non è che la riforma della “Buona Scuola” fosse esente da limiti ed errori di applicazione, ma addossare tutte le responsabilità al ministro dell’Istruzione mi è sembrato  ingiusto e poco corretto. E’ vero che il progetto iniziale della riforma è stato attuato solo in parte, è anche vero, però, che la colpa è del “tirchio” ministro dell’economia, il quale le ha fatto mancare le risorse già preventivate.

        Meglio sarebbe stato se in sua compagnia ci fossero le ministre Boschi e Madia. La prima per mancanza di umiltà e coerenza politica, la seconda per ingenuità burocratiche. Non ho inoltre apprezzato l’aver estratto dal cilindro un ministero per Luca Lotti, forse solo per premiare la sua fedeltà a Renzi. Bene ha fatto però Gentiloni a confermare al loro posto i ministri Padoan, Martina , Lorenzin, Del Rio, Orlando e persino Poletti; e aver conferito finalmente un incarico ministeriale ad Anna Finocchiaro, a Valeria Fedeli, a Claudio De Vincenti e Marco Minniti. Al Ministero degli Esteri avrei visto di buon grado Piero Fassino, per le sue esperienze in campo internazionale. Avrei lasciato Alfano agli Interni per aver avviato una lotta senza quartiere alla criminalità organizzata e alla corruzione dilagante.

        Non ha tutti i torti per lamentarsi Enrico Zanetti per non aver ottenuto, anche lui, un “posto al sole”, dopo aver sostenuto senza riserve il Governo precedente e difeso le sue riforme. Certamente sono da rigettare i giudizi smodati delle opposizioni: “Gentiloni ventriloquo di Renzi, Avatar dell’ex Premier, Governo Renzi bis, Governo fotocopia”, e via improperando.

        Il mandato del neo Presidente è sì condizionato dal Capo dello Stato e dal Governo in cui ha operato come  ministro degli Esteri, ma già dai primi atti mostra una  inequivoca autonomia, conquistata con la sua storia personale e con la determinazione a svolgere con “dignità e responsabilità” il suo incarico. La discontinuità da tutti auspicata non è del tutto realizzata, ma un minimo di continuità di governo è pur sempre necessaria per completare i provvedimenti già avviati. Sono in ogni modo  da condannare i comportamenti irresponsabili della Lega e del M5S che hanno abbandonato l’aula durante il voto di fiducia. L’unico loro obiettivo è creare situazioni di caos da addossare alla maggioranza per lucrare nel momento di andare a votare.

        La situazione è talmente degenerata da rischiare una vera involuzione democratica. Gentiloni però ha una calma interiore e un modo di affrontare le difficoltà con saggezza  ed equilibrio; anche con la dovuta determinazione, capace di trasmettere sicurezza e serenità. Ha inoltrel’esperienza per affrontare con rettitudine e moderazione i problemi che la contingenza economica e sociale impone. Per questi motivi, ritengo che il suo Governo , nonostante i limiti dimostrati, saprà affrontare con efficacia e competenza i problemi urgenti che il Paese ha di fronte. Saprà certamente facilitare la formazione di una nuova legge elettorale.

        Riguardo al secondo quesito, non credo che Renzi abbia bisogno di un mio consiglio per affrontare gli impegni che lo attendono. Gli avevo dato un consiglio nel precedente articolo ma non l’ha accolto; non si è dimesso anche da segretario del PD. A parte gli scherzi, con la nascita del nuovo Governo la situazione è totalmente mutata. Se una settimana fa lasciare la segreteria aveva un senso, ora non l’ha più, perché ho da dargli un suggerimento ancora più scandaloso. Chiarisco con due ordini di ragionamento. Il Governo ha bisogno di esercitare la sua azione in piena autonomia, senza l’ombra di un demiurgo esterno che ne orienti il cammino.

        Se la percezione comune e la propaganda avversa vogliono dimostrare che Gentiloni agisce sotto l’imprimatur di Renzi, occorre un atto liberatorio che gli garantisca la piena autorevolezza. Non solo per accreditare il Governo agli occhi dei cittadini, ma soprattutto per garantire al Paese, e al mondo intero, stabilità e governabilità in piena sicurezza. L’altro elemento da non sottovalutare è in stretto collegamento col primo, è cioè una sorta di “combinato-disposto”, (come si vede anch’io, come De Mita, so usare certe espressioni) da servire a rilanciare l’operato del Governo.

        Mi riferisco alla necessità di celebrare quanto prima il congresso del Partito Democratico, nel quale Renzi può far valere le sue qualità e le sue energie infinite per riprenderne la guida. A due  condizioni, però. Lasciare al neo Presidente piena libertà di azione, non solo declamata, ma con atti concreti e inequivocabili; in “parole povere”, dovrà rinunciare al  proposito di partecipare alle primarie per designare il futuro  candidato Premier del PD e appoggiare sin da ora la candidatura di Gentiloni per la stessa carica. Tale rinuncia darebbe al Governo l’autorevolezza e la credibilità di cui ha bisogno; raffredderebbe gli spiriti bollenti dei Salvini e dei grillini, insieme ai loro associati. Dovrebbe farlo con la massima sollecitudine, allo scopo di offrire al Paese un periodo di  governabilità in piena sicurezza, per affrontare le urgenze improcrastinabili.

        Secondo. Dovrà dedicarsi senza risparmio alla ricostruzione del partito, col promuovere un’autentica organizzazione democratica interna, e stabilire regole chiare e condivise da tutti. Servirebbe prima di tutto a lui stesso, per immergersi in un “bagno di umiltà” da cui uscirebbe senza la frenesia di correre per rifarsi dagli insuccessi subiti. Una buona ricarica di umiltà e ragionevolezza lo aiuterebbero a recuperare il terreno perduto e mettere al servizio dell’intero Paese le sue energie inesauribili.

        Non dare retta a Mieli, Caro Renzi, non ti eclissare, ma lavora tenacemente con serietà, anche se non riuscirai a tenere ancora la segreteria. Hai tempo a sufficienza per far valere le tue idee, con qualunque ruolo sarai chiamato a svolgere, e a farti apprezzare.

        Miglionico 14.12.2016

                                               Domenico Lascaro (d.lascaro@libero.it)

                                              

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