Ricevo
da Vincenzo D'Ambrosio e pubblico il presente articolo.
AI LUCANI D’ITALIA E NEL MONDO
La Basilicata, in occasione del referendum “anti trivelle”
dell’aprile scorso, fu l’unica regione in cui si superò il quorum
del 50% di partecipazione popolare e oltre il 96% dei suoi cittadini
si espresse contro l’uso delle piattaforme petrolifere nei nostri
mari. A questi e a quei centomila cittadini che nel 2003, marciando
sulla Jonica una intera giornata, sventarono il tentativo di fare di
Scanzano una discarica di scorie nucleari, sento il dovere di fare
un appello.
Tra qualche settimana saremo chiamati a votare sulla tanta discussa
e contrastata riforma costituzionale. Se la riforma fosse approvata
le materie come l’ambiente, l’energia e il turismo diventerebbero di
esclusiva competenza del Governo. Verrebbe meno cosi ogni controllo
da parte di Regioni ed Enti Locali su materie d’importanza capitale
per I cittadini e per noi lucani in particolare. La nostra regione,
che ha già ha subito gravi danni all’ambiente per l’estrazione del
petrolio senza registrare significativi miglioramenti sotto
l’aspetto economico, si troverebbe esposta alle scorribande delle
multinazionali del petrolio, visto che l’attuale governo sembra
agire come una loro lobby; ne fa prova lo scandalo ancora al vaglio
della Magistratura che costrinse una ministra alle dimissioni. Ci
sarebbe poi da temere anche per quanto riguarda il problema delle
scorie nucleari. Il Governo ha continuato a rinviare più volte la
decisione sul sito nel quale stoccare le scorie ed facile pensare
che il problema sia stato rinviato furbescamente a dopo l’eventuale
approvazione della riforma costituzionale per potere avere poi mani
libere. Se a pensare male non c’è male, è facile temere che la
nostra Regione possa diventare, anche per i precedenti,” l’agnello
sacrificale” della situazione.
Coerenza vorrebbe quindi che, almeno chi nell’aprile scorso votò
contro l’uso di piattaforme e trivelle, chi marciò a Scanzano contro
il deposito delle scorie nucleari, votasse con un NO grande quanto
una casa il prossimo 4 dicembre. Sarebbe un bel segnale a difesa una
volta tanto dei legittimi interessi della nostra Terra mai tutelati
adeguatamente da una classe politica regionale incapace e servile.
Per il resto, si tratta di una riforma, nel migliore dei casi,
inutile. Se gli organi costituzionali funzionano male è solo colpa
di una classe politica in buona parte costituita da corrotti e da “cangiabandiere”.
Sono circa duecento quelli che hanno cambiato casacca nell’attuale
Parlamento. Bisognerebbe cercare di migliorare la qualità della
politica piuttosto che ridurre gli spazi di democrazia degli enti
locali che operano sul territorio. Per fare questo non occorre
stravolgere la Costituzione!!
Trovo comunque comprensibile la preoccupazione di molti per i
possibili conseguenze per dopo referendum e sui possibili
contraccolpi sulla grave crisi economica da cui l’Italia non riesce
ad uscire nonostante i tanti sacrifici che nel frattempo ci sono
stati imposti.
È bene tenere presente, che se dalla nostra crisi non usciamo,
questo non è dovuto al cattivo funzionamento degli organi
costituzionali ma per i lacci che sono stati imposti alla nostra
economia dai trattati europei e dalla moneta unica. La classe
politica, che ha governato il paese negli ultimi 30anni, ha venduto
pezzi di sovranità popolare fondamentali per uno Stato, quale la
politica monetaria e creditizia, di recente anche il controllo sulla
gestione delle nostre banche. Ci siamo legati cosi mani e piedi al
carro dell’U.E che, cosi come funziona purtroppo, è destinata prima
o dopo a fallire. Anziché sbraitare in Italia e poi andare con la
coda tra le gambe in Europa, come fa il nostro “Mago delle tre carte
e delle bugie”, sarebbe invece necessario chiedere l’apertura di un
negoziato, come ha fatto la Gran Bretagna, per una revisione dei
trattati europei e sul funzionamento della BCE. Se non si avessero
risposte adeguare in tempi ragionevoli, allora bisognerebbe preparsi
ad una uscita ordinata almeno dall’euro, prima che tutto diventi più
difficile.
LUCANI “LA BASILICATA, PRIMA DI APPATENERE ALL’ITALIA, È TERRA
NOSTRA DA SECOLI. DIFENDIAMO IL NOSTRO DIRITTO A DECIDERE SE E COME
UTILIZZARE LE SUE RISORSE. DIFENDIAMOLA CON UN SECCO NO IL 4
DICEMBRE.
NB: Se non vi ho convinto con le argomentazioni sopra riportare,
ricordatevi di un nostro vecchio detto popolare: “Con nu si ti
acchia in brèe cun nu NO ti acchia in Pace!!”
“Con un si può perdere un’amicizia o un rapporto d’affari, con un NO
riesci invece a conservarli.” IN CASO DI DUBBIO, MEGLIO DIRE NO!
MEGLIO VOTARE QUINDI NO! |