"Ecco la lunga ricerca verso i miei confini"
 

MATERA. La mia è una storia vera, dura. La racconto dal quartiere Spine Bianche, dove ora è il mio confine. Ma il grande confine della mia vita è stato quello li non conoscere il significato della parola famiglia. Sono orfano di entrambi i genitori e dall'età di quattro anni sono stato cresciuto dalla nonna materna, anch'essa segnata dal lutto del marito morto durante la prima guerra mondiale. La nonna, vedova e con poche risorse finanziarie, dovette occuparsi non solo di me ma anche di mia sorella e di mio fratello, insomma, tre bocche da sfamare. Una situazione non facile che la spinse a rinchiuderci in un collegio. All'età di sette anni mi ritrovai in un collegio per orfani li guerra in provincia di Lecce. In quelle mura ho studiato fino ad ottenere la licenza di II tecnico industriale limite massimo a cui si poteva arrivare gratuitamente.
Uscito dal collegio con grandi sacrifici ho potuto frequentare, per pochi mesi l'istituto tecnico industriale a Bari, vivendo in una pensione chla nonna riusciva pagare fatica Dovette, perciò, farmi ritornare in paese. Arrivato a Miglionico, mi venne proposto di andare lavorare come tecnico alla Diga San Giuliano che era, all'epoca, in costruzione.
Dai libri mi sono ritrovato a lavorare con le pompe, torni e quant'altro senza un padre che ti insegna un mestiere e senza nessun famigliare con cui poterne parlare. Un giorno il mio capo tecnico mi incaricò di andare a chiamare un altro tecnico che si occupava di lavori nei vari cunicoli della diga. Io poco esperto di questi tragitti oscuri, mi avventurai a camminare lungo i cunicoli per raggiungerlo quando in un punto, poco illuminato, sprofondai in un altro cunicolo, per fortuna pieno di acqua. Il mio grido di aiuto, che sarebbe potuto essere senza risposta, per fortuna venne sentito da altri operai che passavano da quella zona per puro caso e venni soccorso, aggrappandomi a dei ferri che si trovavano all'imbocco del cunicolo, spinto nella loro direzione dalla forza dell'acqua che conteneva. Vita salvata esperienza passata.
Un bel giorno, mentre ero in piazza a Miglionico, mi fermò un conoscente e mi fece gli auguri per la mia assunzione al Banco dii Napoli di Matera, senza che di fattone sapessi nulla. Io, meravigliato, gli dissi che ignoravo questa "storia" che raccontava. Mi incuriosii e feci delle ricerche e scoprii che non ero io ad essere stato assunto in banca ma un altro ragazzo di Matera anch'egli orfano di guerra. Spiego bene che in quel periodo vi erano delle agevolazioni a chi assumeva un orfano di guerra, poiché era necessario aiutare questi ragazzi senza famiglia.
La nonna,dopo che gliene parlai decise di andare a Matera e di parlare con il direttore della banca La nonna aveva sempre problemi a mantenere me e i miei fratelli, dunque cercava sempre un'alternativa alla "fame". Ricordo che in una giornata piovosa, con inizi di neve, ci recammo a Matera e fummo ricevuti dal direttore. Mia nonna espose le condizioni tragiche nelle quali versavamo e con pianti e suppliche pregò il direttore di offrirmi un lavoro, essendo di fatto "in mezzo ad una strada". Il direttore gentilmente si offrì di trovare una soluzione e mi fece consegnare la domanda. Uscendo dalla banca, la nonna, contenta della possibilità che era riuscita ad ottenere per me, scivolò sulle scale piene di neve, poverina, facendosi davvero male.
Trascorsi pochi mesi dalla domanda mi giunse la conferma di assunzione dal Banco di Napoli di Matera, dove ho lavorato tutta la vita e grazie al quale ho potuto comprare una dote, far sposare mia sorella e consentire a mio fratello di continuare gli studi. Quando la mia "famiglia fu sistemata, trovai casa e mi sposai anch'io. Non so cosa significa avere un padre, ma sicuramente io lo sono stato per mio fratello e mia sorella. Non so cosa sia avere una madre, ma so che la nonna in un modo o nell'altro ci è andata "molto vicina''. Ecco il mio confine, non saprò mai cosa significa crescere con dei genitori che lavorano per te, che ti amano, che ti aspettano a casa tutti i giorni, che farebbero di tutto per te.
Vittorio Centonze

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