MIGLIONICO.
A leggere gli articoli di Giacomo Amati sulla situazione
politica del nostro paese, pubblicati di recente su
questo stesso sito, c’è da rimanere sgomenti: la società
italiana sembra precipitata in uno stato avanzato di
liquefazione e il pensiero in una grave forma di
deperimento organico. A parte gli scherzi, ho molto
apprezzato la presa di posizione di Giacomo sulle
questioni di natura politica, sia locali, sia nazionali.
Finalmente un interlocutore con cui confrontarsi,
giacchè nessun altro ha il coraggio di farlo.
Ha analizzato con grande rigore le cause che hanno
determinato la crisi e lo smarrimento di quel che rimane
del centro-destra miglionichese. Dopo aver costatato che
le sole forze rimaste a confrontarsi sono il Pd, guidato
principalmente dal sindaco Buono, e il M5S,
rappresentato dall’avv. Di Gioia, si è chiesto che fine
hanno fatto i rappresentanti della destra nel nostro
comune. Egli ha individuato le cause, piuttosto remote,
nella società cosiddetta “liquida” che non ha più
riferimenti valoriali certi e duraturi, e nel pensiero
“debole” che preferisce una forma di relativismo
concettuale, disconoscendo i valori tradizionali e
assoluti.
Senza dubbio l’analisi ha un alto grado di verità, ma,
più concretamente, le ragioni sono molto più complesse e
riguardano la natura stessa dei partiti italiani che non
hanno mai saputo – o voluto- darsi regole democratiche
al proprio interno. Non è difficile capire il
disorientamento e la delusione subita dagli amici della
destra, a causa del fallimento della politica
berlusconiana. Fallimento che ha prodotto lo
smembramento della compagine, cosiddetta “moderata”, in
una miriade di partitini, legati solo da interessi di
bottega e da fini elettorali. Non è solo questione di
leadership; la crisi è dovuta soprattutto all’assenza di
ideali e di progetti politici a lungo termine.
Se ciò è vero in generale, a livello locale, pur
mancando un vero leader che stimoli gli altri a darsi da
fare, manca soprattutto la volontà e il senso di
responsabilità dei tanti che potrebbero far rinascere
una nuova destra in paese.Le energie ci sarebbero, ma si
preferisce la critica di piazza e tramare nell’ombra.
Troppo comodo stare alla finestra e aspettare l’arrivo
di un “salvatore della patria” che risolvi tutto da
solo. E’ un atteggiamento che paralizza le coscienze e
frena ogni cambiamento sociale. Si genera in tal modo un
attendismo pericoloso che crea un vuoto politico a
vantaggio di populismi e di movimenti privi di ogni
substrato popolare.
Saranno dunque i Cinque Stelle,l’approdo della destra
miglionichese? E’ poco probabile. Non ho niente contro
gli esponenti “grillini”, ma hanno ancora molta strada
da fare per conquistarsi la fiducia del paese. Dove
andranno allora i voti della destra nelle prossime
elezioni, se la situazione rimarrà quella descritta?Sarà
il Pd a raccogliere i suoi consensi? Non certamente
quello attuale, che stenta a riprendersi, dopo una crisi
senza precedenti che ha generato al suo interno una
spaccatura incolmabile.
Diversa la tenuta della compagine amministrativa che non
teme sorprese, in assenza di una forte opposizione. Può
sembrare strano ma, pur essendo un militante del Pd, mi
auguro che si dia vita a un nuovo movimento di destra
democratica che si contrapponga alla sinistra. Il paese
ha bisogno di due forze, uguali e contrapposte, che
creino un civile confronto di idee, capaci di farlo
uscire dallo stato di fatalismo paralizzantein cui è
precipitato.
L’ultimo “tormento del giovane Amati” riguarda lo
sconvolgente fenomeno dei politici voltagabbana. Egli
cita i casi di Verdini e di Cuffaroche, con i loro
seguaci, cercano di associarsi al Pd. S’interroga
inoltre sulla fine che farebbe il Pd - viste le minacce
di scissione di Bersani, Cuperlo e le critiche di Valter
Veltroni - se continua ad accogliere inopinatamente
tanti fuorusciti. Il discorso richiederebbe un’analisi
alquanto lunga, ma tenterò ugualmente una plausibile
spiegazione. Certamente non era mai accaduto che un
numero così rilevante di politici abbandonasse il
partito d’origine. Si tratta di centinaia di “profughi”
alla ricerca di un lido più sicuro.
E’ un arrembaggio di massa causato da due ordini di
motivi: uno di carattere oggettivo, l’altro di natura
personale. Il primo è dovuto allo stato confusionale in
cui versano tutti i partiti: mancano di un chiaro e
coerente progetto politico e diuna visione del mondo
condivisa; nonché di regole democratiche al proprio
interno. Tutto questo, a livello individuale, genera una
spasmodica ricerca di un approdo più rassicurante. Che
giudizio dare? In generale cambiare opinione non è
peccato. Né è sbagliato accogliere nel proprio seno i
tanti “folgorati” sulla strada di Damasco; purché la
scelta derivi dalla convinzione di accettare finalità,
metodi e valori del nuovo partito, e non da interessi
personali.
Ciò implicherebbenecessariamente, per i nuovi arrivati,
un lungo tirocinio d’integrazione, con l’impegno
esplicito di saltare almeno un turno elettorale. Temo,
purtroppo, che ciò non avverrà mai. Chiedo scusa ai
lettori di essere stato, come al solito prolisso, ma
“non ho avuto il tempo di essere più conciso”.
P.S. Mi sia umilmente consentito esprimere il mio
rimpianto per la perdita di Umberto Eco, autentico
intellettuale “dis-organico”, e voce critica e libera
oltre ogni limite. Addio Professore. Mi mancheranno le
tue puntuali “bustine di Minerva”, pillole quindicinali
di pura cultura.
Domenico Lascaro
(d.lascaro@libero.it) |