MIGLIONICO
Quale futuro per il partito democratico?
 

MIGLIONICO. E’ il quesito che mi pone l’esperto giornalista Giacomo Amati a seguito delle minacciate dimissioni di Maria Pia Finamore dalla segreteria del Pd di Miglionico. A dire il vero non sono la persona più adatta a rispondere a una domanda simile; per il semplice motivo che sono iscritto al partito e potrei incorrere in giudizi di parte. Comunque non mi sottrarrò dal rispondere alla domanda di Amati.
Prima però vorrei sollecitare, caro Giacomo, una tua riflessione su quanto sto per dirti. Da qualche tempo mi provochi con i tuoi insistenti quesiti. Ho l’impressione, però, che le mie prese di posizione finiscano nel vuoto. Non vedo nessuno che voglia raccogliere e controbattere le mie opinioni. E’ pur vero che mettere per iscritto le proprie idee richiede coraggio e validi argomenti, ma un minimo dibattito potrebbe servire a far rivivere quel fermento culturale e politico che da sempre ha caratterizzato la vita del nostro paese.
Certamente col tuo saper fare potresti invogliarequalche volenteroso a intavolare con me uno scambio di opinioni. In mancanza di volontari, perché non provi tu stesso ad esprimere il tuo parere sugli stessi argomenti su cui ogni volta solleciti le mie risposte?
Ma veniamo alla domanda che mi hai rivolto. La risposta è facile trovarla nei numerosi interventi in cui ho impietosamente criticato le vicende interne al Pd, a ogni livello. Articoli che gentilmente l’amico Labriola ha messo a disposizione di tutti sul suo sito. In ogni modo provo a rispondere.
Forse anche per la mia richiesta di dimissioni rivolto a tutto il direttivo, la segretaria del Pd locale ha convocato gli iscritti per fare una verifica sullo stato di crisi in cui versa attualmente il partito. La riunione è stata rinviata all’ultimo momento perché qualcuno ha fatto notare che sarebbe stata in contrasto con le norme dello statuto. Sarà stato senza dubbio vero, ma non è l’assemblea degli iscritti cui spetta,in ultima analisi, decidere sulle sue stesse prerogative?
La verità è che da qualche tempo nel partito si vive un momento di grande turbamento e di contrasti interni. Se le divaricazioni fossero dovute al diverso modo di concepire la politica governativa, sarebbe motivo di grande soddisfazione, perché finalmente si darebbe l’idea di un partito vivo, che litica al suo interno per cercare soluzioni unitarie.
Purtroppo così non è. Non conosco, né voglio sapere quali sono le ragioni di tale contrasto. Non certo mi fa piacere assistere, da semplice iscritto,allo scontro in atto. Se i motivi sono dovuti ad effimeri interessi di potere o peggio a gelosie di carattere personale, la questione è davvero grave. Necessita a questo punto una verifica seria sui motivi che stanno alla base della discordia e procedere a un vero rilancio del partito.
Andrebbero immediatamente riconvocati tutti gli iscritti, i soli competenti a dirimere i contrasti. A queste condizioni: tutti i vecchi dirigenti, compreso chi scrive, facciano un passo indietro e, rimanendo semplici iscritti, rinuncino ad ogni velleità di occupare posizioni di “potere”. Si dia spazio ai giovani, i soli non compromessi, capaci di rimettere in moto il partito. Una funzione importante spetta alla giovane segretaria, la quale, approdata da poco nell’agone politico, è l’unica sopra le parti con l’autorevolezza di appianare ogni contrasto. Andrebbe subito approvato un regolamento interno che precisi i compiti e le responsabilità di ciascuno. Senza regole, un qualunque consesso umano non potrà mai funzionare.
E’ una necessità su cui ho da sempre insistito e mai è stata presa in considerazione. Chissà perché! Un’ultima considerazione. Regole chiare sono indispensabili a tutti i livelli, soprattutto a livello centrale. Si eviterebbero le incresciose defezioni che avvengono ogni giorno, dovute proprio alla mancanza di norme condivise e regolatrici del sistema. E’ vero che le salutari “autorottamazioni” degli ultimi tre “ribelli”, D’Attorre, Galli e Folino, sono servite a fare un po’ di chiarezza nel partito, ma con questo passo non si può andare avanti. Il futuro del Pd si gioca tutto a queste condizioni: regole, regole, regole. Democrazia, Democrazia, Democrazia!
Domenico Lascaro (d.lascaro@libero.it)

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