MIGLIONICO.
Non desti meraviglia che un vecchio iscritto al Pd possa
invocare il nome di Grillo nel dare un titolo al
presente articolo. Ciò che l’ha spinto ad esprimere
ancora una volta il suo pensiero sulla situazione
politica del momento è un moto di “rabbia” che gli
deriva da un partito in grave stato confusionale. Stiamo
assistendo a un’assurda battaglia interna al Pd sulla
riforma del Senato che non ha né capo né coda. Sono mesi
che maggioranza e minoranza si combattono a colpi bassi
su un argomento di non vitale importanza per il paese.
Il pomo della discordia è: Senato elettivo o designato
tra i consiglieri eletti dalle regioni? Fermo restando
che tutti sono d’accordo a limitare il numero dei
senatori e cambiarne le prerogative, non si capisce
perché si è sviluppata una querelle inaudita in seno
allo steso Pd su una questione di secondaria importanza.
In verità il perché è piuttosto manifesto a chi ha cuore
le sorti del paese e della stessa unità del partito.
Sembra piuttosto che alla base vi siano soprattutto
ragioni di principio e reconditi risentimenti personali
che rischiano di trascinare nel caos non solo il
partito, ma l’intero governo del paese.
Più volte ho criticato i modi con cui Renzi ha
affrontato il percorso delle riforme, mostrandosi spesso
arrogante e pieno di boria; ma il comportamento
disfattista della minoranza non ha alcuna
giustificazione. Dà la sensazione di essere motivata da
uno spirito di rivalsa nei confronti di chi l’ha messa
in disparte. D’Alema, Bersani e Speranza nel suo momento
di gloria, con i loro sarcastici sorrisetti, non gli
risparmiano ogni giorno i loro fendenti velenosi.
Li avrei capito se le critiche avessero riguardato, più
che la forma, il merito della riforma. Ma così non è.
Giacchè il Senato dovrebbe cambiare le sue funzioni –
compreso il potere di dare la fiducia al governo -
poteva rimanere senz’altro elettivo, ma eletto col
sistema proporzionale, per dare voce a tutte le
componenti politiche e sociali del paese. Ma, come si
vede, gli obiettivi sono altri. La minoranza ormai è
decisa a far valere i suoi pretesti, anche a costo di
buttare a mare il governo. Un atteggiamento così
“irresponsabile, ingiustificato e inconcepibile” non si
era mai visto prima.
In un momento così delicato e cruciale per il paese – si
pensi alle migliaia di migranti che invadono le nostre
coste, ai primi segnali di ripresa economica, al ruolo
che l’Italia dovrà svolgere nel contesto europeo e
mondiale – un simile comportamento rischierebbe di
innescare una crisi di governo e far precipitare il
paese in un caos senza precedenti e gettare nello
sconcerto quel che rimane del “popolo democratico”.
Altro che responsabilità di bersaniana memoria. Bene ha
fatto il presidente Renzi a convocare la direzione del
partito per lunedì prossimo. Si chiariscano in modo
definitivo le intenzioni di ciascuna componente. Si
affrontino, senza esclusione di colpi, le questioni sul
tappeto, ma si giunga a una decisione unitaria. Nelle
questioni istituzionali non sono accettabili prese di
posizioni personali. La minoranza, una volta espresse le
proprie ragioni ha il dovere di adeguarsi alle decisioni
della maggioranza.
Se così non sarà ognuno sia coerente con le sue opinioni
e agisca di conseguenza. Meglio fare chiarezza fino in
fondo, che continuare in una posizione di stallo che
genera confusione e sconcerto tra gli iscritti. Essi
assistono attoniti alle lotte fratricide e non hanno
alcuna voce in capitolo. Tutto passa sulle loro teste.
Mi riferisco anche, e soprattutto, al circolo di cui
faccio parte. E’ sempre chiuso per ferie. A che serve
avere una tessera in tasca se non si è mai richiesti di
un parere? Sulle questioni vitali che il partito ha
dovuto affrontare in questi ultimi anni, non si è mai
promosso uno straccio di dibattito interno. Eppure
esistono un direttivo e una segreteria. Se non se la
sentono di tenere testa alle proprie responsabilità, non
sarebbe male che si dimettessero in blocco. Si aprirebbe
una nuova fase di gestione democratica.
Non a caso è stato evocato Grillo nel titolo. Se la
deriva del Pd va verso una nuova scissione; se i nostri
eroi si faranno fagocitare dall’astro nascente laburista
inglese, tale Corbyn, che promette la rinascita di una
nuova sinistra: antieuropea, antieuro, anti Nato,
antiamericana, e tanti altri “anti”, non ci resta che
sperare nel firmamento a Cinque Stelle. Domenico
Lascaro (d.lascaro@libero.it |