MIGLIONICO.
Sarei senz’altro uno sciocco presuntuoso, se mi
illudessi di aggiungere un commento originale, ai tanti
che sono apparsi sui media in questi giorni, sull’ultima
Enciclica di Papa Francesco. Se si considera che il
tentativo è di chi, da qualche tempo, ha sospeso la fede
in Dio, allora l’audacia nel cimentarmi potrebbe
suscitare la curiosità del lettore.
Ho appena terminato la lettura del testo papale. Subito
mi balza alla mente un elemento non trascurabile: consta
di poco meno di duecento pagine, che spaziano su una
miriade di attualissimi problemi; a cominciare dai temi
propriamente ecclesiali, fino a quelli riguardanti il
rapporto uomo-ambiente. Non entro - non ne sono
all’altezza - nelle questioni puramente religiose, anche
se non è difficile capire che, anche su questo terreno,
Francesco si sta rivelando un innovatore eccezionale.
Fin dalle sue prime esternazioni s’è capito quanto fosse
rivoluzionario il suo pensiero: “Chi sono io per
giudicare gli altri”? Fu la prima affermazione che
suscitò immenso interesse tra i laici, ma tanto
sconcerto nel mondo ecclesiastico. Si trattava di
mettere in dubbio l’infallibilità della Chiesa. Sono
seguite infinite altre dichiarazioni che rendono sempre
più liberale il suo pensiero. Per la prima volta un Papa
si dichiara propenso a somministrare la comunione a
separati e gay; riconosce la liceità delle unioni
civili, dimostrando di essere di gran lunga avanti alla
casta sacerdotale, che per secoli si è chiusa in una
torre inespugnabile di pregiudizi e di verità
intoccabili.
Compie, inoltre, un altro importante passo avanti in
tema di parità uomo-donna, quando afferma che anche le
donne potranno assumere incarichi nella gerarchia
sacerdotale. E’ il primo passo verso il sacerdozio
femminile e il superamento del celibato dei preti? In
occasione della visita alla chiesa Valdese di Torino –
evento davvero storico – con grande umiltà e coraggio
non ha esitato a chiedere perdono ai “fratelli valdesi”
per le persecuzioni inumane perpetrate nei loro
confronti dalla chiesa Cattolica. Il riconoscimento è
tanto significativo, se si pensa che quella confessione
era considerata alla stregua di una setta di incerta
religiosità.
Continuando l’opera di Karol Wojtyla, sin dai primi atti
del suo mandato, ha dimostrato grande apertura e
rispetto per le altre religioni monoteiste, quali
l’Ebraismo, l’Islam, la fede Ortodossa e il
Protestantesimo. Pur riaffermando il diritto a una
diversità liturgica nei loro confronti, non esita a
riconoscere il legame che accomuna tutti: essere devoti
ad un solo e unico Dio. E’ una mano tesa verso le altre
confessioni, con le quali una rivalità millenaria ha
generato – e provoca tuttora - tante assurde tragedie.
Grandi aperture dunque, ma ancora molte resistenze sul
piano propriamente spirituale. Non una parola di
disapprovazione, nel recente Family Day, nei confronti
di chi fomenta l’odio contro gli omosessuali e fa della
omofobia un motivo di vanto. Né mostra cedimenti sulla
libertà d’interruzione delle gravidanze e sul controllo
delle nascite. Sarà che il Papa è ancora prigioniero
dell’apparato cardinalizio, sarà che è un bel
“furbacchione”, come l’ha definito il prof. Sartori,
resta che la Chiesa Cattolica ha ancora molta strada da
fare in termini di libertà individuali. Una parola
chiarificatrice la diranno i due concili che il Papa ha
indetto per i prossimi mesi. Lo speriamo per il bene di
tutti.
Dove Francesco è stato più esplicito e convincente è la
parte dell’Enciclica che ha toccato temi umani e
sociali, compreso il rapporto uomo-ambiente. Il suo
messaggio, tranne qualche distinguo, ha riscosso
un’accoglienza universale. “Enciclica di portata
storica”, “Dal Papa nuova speranza per il pianeta”,
“L’Enciclica verde: salvate il pianeta dall’uomo”: solo
alcuni dei titoli che hanno occupato i media di tutto il
mondo. Concretamente, il Pontefice ha ammonito i Grandi
della terra ad avere più rispetto per la natura; la
terra, ha ribadito, è la casa di tutti; non è da
sfruttare a beneficio esclusivo dell’uomo, ma l’uomo
deve porsi a difesa dell’ambiente. Gli uomini non
disperdano il patrimonio loro affidato dal Creatore. La
terra c’è data in prestito, dobbiamo rispettarla per
restituirla alle future generazioni.
A questo riguardo, il pensiero di Francesco tocca corde
umanitarie e, per certi versi, politiche. In termini
molto espliciti, sostiene che crisi ecologica e crisi
della società moderna viaggiano di pari passo; accusa
Politica e Finanza di essere responsabili del
riscaldamento globale che minaccia l’intero pianeta ed è
portatore di nuova miseria a danno dei popoli più
esposti. Non manca di rilevare con forza il tema
dell’inquinamento che avvelena le terre e i mari.
Dall’ecologia alle banche: il denaro serve a soddisfare
i bisogni di tutti, non solo dei ricchi, anzi, serve
maggiormente ai poveri per garantire loro una vita più
dignitosa. Il Capitalismo arraffone, così com’è
concepito, è destinato a crollare. Serve un governo
mondiale dell’economia che assicuri a tutti un lavoro
decoroso e l’equa condivisione delle risorse. Sono
concetti che mettono il dito sulla piaga delle
ingiustizie umane e dello sfruttamento delle risorse a
vantaggio di pochi. E’ un monito temerario ai potenti
del pianeta perché rinuncino al superfluo per il bene di
tutti. Sono temi che da sempre la sinistra ha posto in
cima alle sue rivendicazioni. Niente di scandaloso:
cambia solo il punto di osservazione. Il Papa parte dal
presupposto che è nel disegno divino la fratellanza e
l’uguaglianza tra i popoli; la sinistra le auspica in
nome di un umanitarismo sociale che renda gli uomini
davvero uguali. I risultati sarebbero gli stessi:
equità, giustizia, solidarietà umana.
Non tutti, però, come di sopra accennato, sono concordi
nel giudizio positivo che ha riscosso l’Enciclica. “E’
uno zibaldone di idee che rischia di diventare
un’opinione come un’altra; sono idee di origini diverse
e con scarso rigore”, l’ha bollata il Foglio. I
Repubblicani americani temono il pensiero del Pontefice.
Jeb Bush, aspirante alla nomination repubblicana,
dichiara che la religione dovrebbe occuparsi di rendere
persone migliori e meno di politica. Massimo Cacciari
ammonisce: il Papa chiama a una conversione, non disegna
una “riforma di struttura”; e continua: l’uomo, secondo
Francesco, è libero solo di custodire il dono del
creato, non è proprietario, ma custode e pellegrino in
attesa dell’Ultimo.
Sono critiche che hanno sì un fondo di verità, ma non
tengono conto che un Papa, immerso nella cultura
cattolica non può usare argomenti e linguaggi
differenti. Chi pretende che egli possa dare ricette
concrete per la soluzione dei problemi mondiali,
dimostra di non capire il vero senso del documento
papale. Spetta alla politica indicare le strategie e le
misure adeguate. Quello che risalta maggiormente dalla
sua esternazione, di là delle apparenze, è il messaggio
di pace e di giustizia che vuole far pervenire ai
potenti della terra. Ad essi chiede imperiosamente di
rispettare l’ambiente, perché possa essere usato a
beneficio dei poveri. Non importa che la natura sia
opera di Dio o dovuta all’evoluzione universale della
materia; ciò che conta è che deve essere difesa e
rispettata per consentire all’uomo una vita dignitosa e
sicura.
In questo le sue idee collimano pienamente con le
istanze più autentiche della sinistra umanitaria.
L’auspicio è una nuova alleanza tra fede e ragione, tra
Cristo e Marx. Dal vuoto dei valori attuali, egli tende
a un nuovo Socialismo che dia nuove speranze ai
popoli.Ancora una volta, Francesco dimostra di essere
lui un vero statista mondiale, l’unico politico
lungimirante, capace di parlare a tutti. E’ il solo che
ha la consapevolezza che ci troviamo in un momento
decisivo dello scontro tra il vecchio capitalismo e la
necessità di ripensare nuovi modelli di “relazioni
economiche, ambientali e sociali”. Soprattutto ha
consapevolmente legato la condizione ecologica alla
condizione umana, “l’ecologia del pianeta all’ecologia
dell’umanità”. Non posso non chiudere con lo stesso
sentimento del Papa: laudato si’…per frate Francesco,
perché solo Lui può tentare di salvare questo mondo.
Domenico Lascaro (d.lascaro@libero.it) |