MIGLIONICO
Marino, Marino, Marino...ti vogliono al più presto sfrattar

MIGLIONICO. Nel propormi i soliti quesiti, il prof. Amati, pensava di alleggerirmi il compito facendomi solo due domande; dimenticando però che sono di tale portata da richiedere, ciascuno, un intero editoriale “alla Scalfari”. Con la prima, sollecita il mio parere sullo scandalo di Mafia Capitale; con la seconda mi sollecita un giudizio sull’ondata di migranti che invadono il suolo italiano.
Provo a rispondere. E’ a tutti noto che la capitale e l’intera Regione sono state travolte da uno scandalo di tali proporzioni, che non si erano mai viste prima. Alcune decine, tra politici, amministratori e delinquenti comuni, sono stati privati della libertà personale per una serie inaudita di reati.
Il più diffuso è quello di corruzione, che ha coinvolto consiglieri comunali e regionali; funzionari amministrativi ed esponenti politici di varia provenienza. Schiere di corruttori si annidavano ( o si annidano? ) in società e cooperative di servizi che gestivano l’accoglienza dei migranti nordafricani. Il fenomeno è tanto grave e diffuso che sembra essere risorta Tangentopoli. Ma questa nuova versione scandalistica presenta tali e tanti elementi di gravità, da svilire la portatadel precedente malaffare.
In esso partiti e singoli personaggi operavano separatamente, ciascuno per proprio conto o a favore del partito di appartenenza. Questa volta ci si trova di fronte a un fenomeno ben più complesso e preoccupante. I protagonisti operano in simbiosi. Di destra e di sinistra, uniti per la pelle, cioè per la tangente. I contraenti sono alcuni dirigenti delle cooperative che tengono le fila delle operazioni e compilano i “libri paga” per i beneficiari. Un fattore ancor più devastante è dato dalla compartecipazione della criminalità organizzata: per meglio intenderci della Mafia.
Come si può notare si tratta di un vero “Sistema malavitoso” che coinvolge interi esponenti della società capitolina, facenti capo a organizzazioni politiche, sociali, burocratiche e adusi al crimine. Non si salva nessuno dei partiti della capitale, tranne i grillini che non hanno responsabilità di governo. La parte più colpita, ovviamente, è quella del Pd che amministra sia il Comune, sia la Regione; anche se il maggiore indagato, addirittura per mafia, è l’ex sindaco Alemanno. A Marino e a Zingaretti, né indagati e del tutto estranei al malaffare, gli si chiede ossessivamente di dimettersi; allo scopo, dicono, di “far ripartire la città e non lasciarla nel degrado in vista del Giubileo”, a proposito del quale, proprio in queste ore, si fa strada l’ipotesi di affidarne la gestione al Prefetto Gabrielli. Non sarebbe un male.
Per quanto concerne la richiesta delle dimissioni di Marino e di Zingaretti, chi le chiede dimentica, o fa finta di dimenticare, che per le stesse motivazioni – culpa in vigilando – l’ex presidente del Lazio, Renata Polverini non fu indagata, anzi addirittura “nominata” in Palamento. Far dimettere Marino significherebbe arrendersi alla malavita e al populismo arrogante. Approfittando del marasma attuale, si mira a conquistare Roma, per prendersi, poi, l’intero Paese. Il mio parere? Marino faccia l’atto di dimettersi, ma il partito e il Consiglio comunale respingano le dimissioni. Il governo, per parte sua, approvi subito le leggi sulle nuove modalità di conferimento degli appalti e, senza esitare, porti in discussione la riforma della Pubblica Amministrazione. A questo punto conviene che mi fermi. Dato che mi sono dilungato un po’, rimando di qualche giorno la trattazione del secondo argomento.
contraddittorie. Domenico Lascaro (d.lascaro@libero.it)

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