MIGLIONICO.
Ancora una volta il Pd è al centro delle polemiche che
si sono sviluppate in seguito alle ultime consultazioni
elettorali. Puntualmente il prof. Amati mi provoca con
le sue “maliziose” domande: che cosa farà Renzi per
addolcire la minoranza? Il Partito della Nazione che il
segretario ha in mente, non produrrà una vera “mutazione
genetica” in seno al Pd? Sei convinto che la componente
del Ncd costituisca una vera e propria anomalia
all’interno del governo?
Al primo quesito rispondo con alcune semplici
considerazioni. Alla luce dei pessimi risultati
conseguiti nelle ultime elezioni, mi aspettavo una seria
analisi del voto da parte di tutto il partito, compresa
la minoranza. Solo una sincera autocritica, di entrambe
le componenti, avrebbe riportato un po’ di serenità
all’interno del partito e rimediare, almeno in parte, al
danno provocato dalle polemiche degli ultimi mesi.
Purtroppo così non è stato. Nella direzione di due
giorni fa, sono prevalsi gli stessi atteggiamenti di
sfida.
Renzi aveva promesso di rivedere alcuni aspetti della
riforma della scuola e del Senato. La sua relazione,
però è stata alquanto evanescente, con la conseguenza di
scontentare ancora di più la minoranza. Quest’ultima,
anziché approfittare per fare, in quella sede, una
verifica sulle cause dell’insuccesso elettorale, ha
continuato l’azione dello scaricabarile. Il risultato
non si è fatto attendere: il governo è stato battuto in
commissione su un emendamento d’incostituzionalità
riguardante la riforma della scuola. Mario Mauro non ha
perso l’occasione di vendicarsi contro chi l’aveva
dimesso da ministro. E’ davvero un bell’inizio!
Che dire del Partito della Nazione? A dire il vero non
ho capito granché di questo fantomatico disegno, uscito
fresco fresco,dalla mente turbinosa di Renzi. E’
un’autentica araba fenice. Se l’idea è conquistare parte
dell’elettorato di centro, non è cambiando nome al
partito che si potrà conseguire un simile obiettivo. Il
termine “Partito Democratico”, secondo me, è quanto di
più appropriato si possa attribuire a un raggruppamento
politico che voglia conseguire il consenso con regole
democratiche, nel rispetto delle opinioni di tutti.
Se davvero si vuole allargare la platea d’iscritti ed
elettori, bisognerà adottare le misure sulle quali mi
sono più volte soffermato: rendere la gestione del
partito quanto più trasparente possibile; fissare rigide
regole accettate da tutti; rilanciare l’azione capillare
dei circoli, intesi come luoghi di elaborazione
politica, culturale e sociale. Rivedere, con l’apporto
di tutti, gli obiettivi economici e sociali che daranno
lavoro e fiducia alle nuove generazioni. In altre parole
è necessario che il partito formuli progetti chiari, non
aleatori, almeno a medio termine, che indichino
obiettivi e strategie concrete per affrontare le sfide
che la società attuale ci pone dinanzi.
Sono fiducioso che le conclusioni sullo stato del
partito, che Fabrizio Barca presenterà sabato 13 p.v.,
faranno un po’ di chiarezza sulle dinamiche fallimentari
del partito negli ultimi tempi. Circa un anno fa, egli
elaborò un documento nel quale espresse la convinzione
che la rinascita del Pd sarebbe avvenuta solo
rivalutando il ruolo delle istituzioni di base. Sono
perfettamente d’accordo con Barca. Io stesso, una decina
d’anni fa, a livello locale, proposi al direttivo dei Ds
di allora un’ipotesi di regolamento interno che
ridefiniva il ruolo dei circoli con gli stessi obiettivi
indicati dall’ex ministro.
I circoli, oltre a configurarsi come sede propria di
elaborazione politica, auspicavo che fossero delle vere
fucine di riflessione e di analisi, allo scopo di
contribuire alla formazione nei giovani di menti
critiche e libere. Assegnavo al circolo anche una
funzione sociale, inteso come luogo d’incontro, di
aggregazione e di rispetto reciproco. Qualcuno,
insofferente delle regole, fece fallire l’iniziativa;
forse perché temeva ch’io avessi chissà quali reconditi
scopi. Morale della favola: solo con nuove regole,
democraticamente condivise, si potranno riconquistare
elettori e iscritti al partito.
Ultimo quesito: l’anomalia del Ncd nel governo Renzi.
Più volte ho definito anomalo l’attuale governo. Come
definire altrimenti un esecutivo in cui coesistono
ministri di destra e di sinistra, con obiettivi
esplicitamente contrastanti? Le ragioni sono da
ricercare nella precedente legge elettorale, il
famigerato Porcellum, che nelle ultime elezioni produsse
tre corpi parlamentari, l’uno contro l’altro armati.
Dopo estenuanti trattative, si giunse a formare un
governo di coalizione tra la destra di Berlusconi e la
sinistra di Bersani.
Venuto meno l’ex cavaliere, sono rimasti i suoi
ministri, in rotta di collisione con lo stesso
proponente. Questi ultimi hanno formato un nuovo
partito, il Ncd che tuttora tiene in vita il governo
Renzi. A dire il vero, dei cinque ministri originari ne
sono rimasti solo due e qualche sottosegretario.
Qualcuno, come il citato Mario Mauro è convolato in
altri lidi. Fino a quando durerà l’anomalia? Sarà anche
vero, come maliziosamente sostengono le malelingue, che
resistono solo perché abbarbicati al potere, ma una cosa
è incontestabile: grazie al loro coraggio e alla loro
responsabilità, il governo è ancora in piedi. Qualche
segnale d’insofferenza, purtroppo,comincia a
serpeggiare. Ne tenga conto i Presidente del Consiglio,
e dia il giusto valore all’apporto insostituibile che
essi danno al governo, anche se in forme contraddittorie. Domenico Lascaro
(d.lascaro@libero.it) |