MIGLIONICO
Commento a "La riforma fondiaria" di Margherita Lopergolo

MIGLIONICO. Fra i tanti autorevoli esperti chiamati a presentare l’opera di Margherita Lopergolo,  è difficile cercare  elementi originali di giudizio.  Cercherò comunque di ritagliarmi uno spazio per esprimere, sia pure succintamente , il mio punto di vista .
       Per prima cosa mi sono chiesto: che cosa ha spinto l’autrice a trattare un argomento così lontano dai nostri interessi immediati. Solo una fortissima  motivazione  poteva  spingerla  ad indagare  le vicende della  Riforma Fondiaria in  Basilicata.    
       La risposta , in parte, è data  da lei stessa: l’amore per la sua e la nostra terra, unitamenteall’interesse culturale e storico  per le vicende dolorose che il popolo  lucano ha patito, nell’immediato dopoguerra, prima di uscire dalle condizioni di miseria e di arretratezza in cui versava.   
       Il testo comprende tre differenti filoni d’indagine: le condizioni sociali e culturali del ceto contadino nelle zone della Riforma Agraria; la diffusione delle scuole popolari e l’influenza dei mezzi di comunicazione nel percorso di emancipazione.
       Nel primo,  evidenzia lo stato di povertà,  economica e sociale, in cui vivevano le popolazioni rurali subito dopo il secondo conflitto mondiale;  ripercorre, altresì, le fasi delle lotte bracciantiliche costrinsero i governi ad adottare le misure finalizzate  a riscattarle dall’emarginazione e dall’indigenza.
       La seconda indagine descrive i modi con cui lo Stato intese debellare l’analfabetismo degli strati più umili della popolazione. Il terzo capitolo tratta del prezioso contributo che il mezzo televisivo offrì  al processo di acculturazione del popolo.
       Per il tempo che mi è concesso, non entrerò nel merito dei rilevanti problemi affrontati, mi limiterò a dare un giudizio complessivo sull’opera, secondo le mie personali prerogative. Prima considerazione: in pochi, essenziali tratti di penna, come usava dire una volta, l’autrice ha percorso oltre 100 anni di storia in Basilicata. E’ riuscita a definire un quadro oltremodo completo e circostanziato di un percorso umano, sociale e, aggiungerei, istituzionale e politico, delle traversìe che il popolo lucano ha dovuto superare per uscire dalla miseria .
       Mi trovo pienamente d’accordo col giudizio di Angelo Garbellanoquando afferma, nella prefazione al testo, che l’obiettivo primario  dell’autrice è mettere al centro l’uomo,  le sue necessità, i suoi sentimenti, nel contesto di facilitati rapporti sociali.
       A questa riflessionene aggiungo un’altra: tutta l’opera è percorsa da un profondo interesse pedagogico che dà al testo un valore aggiunto. Può essere interamente letta, secondo me, come un itinerario ideale di storia dell’educazione,dai primi anni del Fascismo fino ai giorni nostri.
       Lavoro storico, dunque, e scientifico, come può essere una preziosa tesi di laurea; ma, di là dagli interessi  storici, o genericamente culturali, l’opera esprime i sentimenti e la passione di chi ha fatto la scelta di stare dalla parte degli umili.      
       Infatti, l’autrice, oltre ad indagare gli aspetti più rilevanti, sul piano economico e sociale, del grande disegno della Riforma Agraria, s’immedesima, con la sua particolare sensibilità umana, con le battaglie che hanno riscattato il popolo dalla miseria più cupa.
       La stessa passione e lo stesso entusiasmo che ha profuso nella sua opera, affiorano nel progetto, encomiabile,  di indire un concorso, di uomini e idee, finalizzato a sollecitare quanti vorranno dare una testimonianza, diretta o indiretta, sulle scuole rurali del recente passato.  Lo scopo èrecuperare la memoria storica e non dimenticare la nostra appartenenza allaterra.
Il progetto si svolgerà col patrocinio dei comuni di Miglionico e di Montescaglioso,  della Provincia di Matera e del GAL Bradanica. Un contributo prezioso è offerto  da Francesco Cinnella che  mette a disposizione le sue competenze artistiche. Due differenti modi di  “continuare a riscoprire la nostra storia”. L’uno con l’arte pittorica, l’altra con l’opera scritta. Entrambi mossi dall’amore per laterra d’origine. Il loro intento è  riscoprire la cultura preziosa del mondo contadino, recuperare la nostra identità culturale e non perdere la memoria collettiva di noi stessi.      
       Un particolare merito va riconosciuto  alla Lopergolo per aver fatto emergere, attraverso la ricostruzione storica e istituzionale della Riforma, l’apporto fondamentale che, uomini come Manlio Rossi Doria, Emilio Colombo, Decio Scardaccione, Giorgio Amendola,hanno dedicatoall’elevazione  culturale e morale delle gentidi Basilicata.
       Non ha mancato, inoltre, di esprimere il suo preoccupato giudizio sul processo di riforma scolastica in atto nel Paese. Se da un lato, lei afferma, il ricorso alle pluriclassi del passato sembra inevitabile, dall’altro è indispensabile un moto riformatore che metta al centro il bambino con le su caratteristiche peculiari.   
       Le tecnologie, sostiene l’autrice, pur indispensabili per la formazione  dell’uomo, in un mondo globalizzato, devono sempre tendere all’educazione liberatrice della persona. L’azione educativa, inoltre, deve comunque mirare all’inclusione e all’integrazione di tutti i bambini, anche se diversi per provenienza, per caratteristiche personali ed etniche. Non esita a usare parole preoccupanti sulla situazione precaria in cui versano le istituzioni scolastiche italiane, e auspica il ricorso a una dura rivendicazione per sostenere e  difendere il pieno diritto all’istruzione.
       Riporto le sue stesse parole: << Non è una battaglia disperata, ma è una battaglia disperatamente necessaria. Siamo di fronte alla possibile fine del ruolo culturale delle istituzioni formative del nostro Paese. La scuola è stata distrutta a picconate, con la precarizzazione del corpo docente, il disinvestimento, la reintroduzione del maestro unico e la forte limitazione del tempo pieno >>.
       Sono giudizi che condivido pienamente. Quel progetto cosiddetto della Buona Scuola che il presidente Renzi ha tanto propagandato, rischia un fallimento clamoroso,  se non gli si destinano risorse umane e finanziarie sufficienti. Non servono annunci plateali e ingannevoli. Dimostri Renzi di saper mantenere le promesse annunciate,  che sembra voglia rimangiarsi giorno dopo giorno.   
       In sintesi, qual è il valore più autentico dell’opera, e perché mai suggerirne la lettura? Per prima cosa è scritta in un linguaggio semplice, conciso,ed essenziale,  che riesce a coinvolgere  il lettore in un crescendo di curiosità intellettuale e  culturale, riguardanti le vicende umane e sociali del popolo lucano,in un momento  molto controverso della storia d’Italia.       
       Testo consigliato, soprattutto ai giovani, perché l’obiettivo  posto dall’autrice è totalmente raggiunto: riuscire a far conoscere il proprio passato, trasmettere l’amore  per la propria terra alle giovani generazioni; far condividere la passione per la ricerca storica e non dimenticare le sofferenze che i nostri padri  hanno patito per  riscattare la   dignità di uomini e di lavoratori. Domenico Lascaro 

Created by Antonio Labriola - 10 Luglio 1999 - Via Francesco Conte, 9  -  75100 Matera - Tel. 0835 310375