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MIGLIONICO.
Come già anticipato, mi appresto a dedicare
un doveroso commento all’esplosivo problema
libico che tiene tutti in stato di allerta.
La questione, a tutti nota, è di estrema
gravità per la minaccia che incombe
sull’Italia e l’Europa intera. I
fondamentalisti islamici, facenti capo
all’autonominatosi Califfo, sono sbarcati
in Libia con l’obiettivo di esportare in
tutto l’Occidente il credo jihadista.
La situazione è alquanto confusa e
pericolosa. Dopo la cacciata di Gheddafi,
abbandonata a se stessa, la Libia è caduta
in preda a mille fazioni,tutte con
l’obiettivo di appropriarsi dei pozzi di
petrolio e del gas.
Il risultato è stato la divisione del paese
in due aree separate - la Cirenaica e la
Tripolitania - facenti capo a governi
diversi; ognuna disseminata di decine di
tribù autonome, l’una contro l’altra. Di
questo caos indescrivibile approfittano i
miliziani dell’ISIS, con lo scopo di
assoggettare tutto il paese, da cui partire
per attentare contro i cosiddetti paesi
“crociati”, primo fra tutti l’Italia.
Questo lo stato delle cose. La minaccia è
concreta ed estremamente pericolosa.
L’allarme ha raggiunto l’apice qualche
giorno fa, con l’intensificarsi dell’ondata
migratoria dei profughi nordafricani. I
ministri Gentiloni e Pinotti, presi dal
panico, hanno invocato un rapido intervento
militare per cercare di arginare l’avanzata
jihadista. Prima Renzi e, stamane in
Parlamento, lo stesso Gentiloni hanno
corretto il tiro e auspicato una soluzione
diplomatica condivisa dalle Nazioni Unite.
La situazione comunque rimane molto grave e
richiede un’azione tempestiva. Si attende a
breve una risoluzione del Consiglio di
Sicurezza dell’ONU, prevista per questa
notte. Per quello che si sa, non potrà
essere risolutiva per il possibile veto
della Cina e della Russia. Si spera però in
una decisione politica che non escluda alcun
tipo di intervento. Intanto l’Egitto si è
mosso con raid aerei e operazioni sul
terreno che hanno causato un primo
sbandamento tra i miliziani, uccidendo e
catturando decine di essi.
Che cosa farà l’Italia? Renzi ha smentito
parzialmente i due ministri, solo per non
creare allarmismi, ma è pienamente
consapevole della gravità del problema.
Reclama la presa di coscienza immediata di
tutta l’Europa e delle Nazioni Unite, per
concordare un’iniziativa unitaria.
Apprezzabili le misure prese dal ministro
Alfano a difesa dei siti più esposti ad
attentati terroristici. Meno apprezzabili,
anzi farneticanti, gli interventi del
grillinoDi Battista e del forzista Brunetta;
il primo con un discorso vistosamente
populistico inteso a denigrare l’impegno
delle nostre forze armate nel mondo; il
secondo, approfittando della situazione
delicata del momento, ha imprecato
ossessivamente contro il governo, arrecando
non pochi danni all’immagine dell’Italia.
Si è distinto solo Fratoianni di SEL, il
quale ha condizionato l’appoggio alla linea
governativa al voto per l’indipendenza della
Palestina. Come si può notare la situazione
è drammatica, complessa e urgente. Che fare?
Dare subito la “parola” alle armi? Meglio
non buttare benzina sul fuoco, ma non
sottovalutare la minaccia sempre più vicina.
Secondo il mio parere e quello degli esperti
più accreditati, occorre muoversi su quattro
direttrici da attivare contemporaneamente.
La prima prevede la necessità e l’urgenza di
ricercare un’intesa certa e di lungo respiro
con tutti i paesi europei. Solo dalla
consapevolezza di trovarsi tutti nel mirino
dei terroristi, potrà sortire un disegno
capace di contrastare la minaccia
incombente. Non è più procrastinabile
un’Europa con regole condivise, una difesa
unica, una sola politica estera, con
relative cessioni di sovranità: insomma
un’Europa autenticamente federata. Non va
trascurato il coinvolgimento della Russia,
anche allo scopo di renderla più
responsabile sul fronte ucraino.
L’altra via da seguire comporta il
rafforzamento militare dei paesi che già si
ritrovano in casa i miliziani dell’ISIS. I
primi ad avere interesse e la legittimità a
contrastare l’avanzata terroristica sono:
l’Iraq, la Siria, il governo libico di
Tobruch, la Nigeria, la Somalia. Un discorso
a parte va fatto con la Turchia. Deve
decidersi da che parte stare: sostenere
sinceramente i Curdi, o fare il doppio
gioco. Allo stesso tempo occorrerà troncare
ogni rapporto con i governi arabi che
finanziano sottobanco i fondamentalisti.
Del sostegno politico e garantista delle
Nazioni Unite si è già detto. Tutto deve
avvenire sotto l’egida e l’imprimatur
dell’ONU. E’ una condizione imprescindibile.
Non per ultima di importanza, la quarta
direttrice dovrà tendere a valorizzare
l’apporto prezioso e irrinunciabile che può
venire dalla parte sana dell’Islam.
Un severo ripensamento e una sincera
autocritica dei paesi occidentali per gli
errori commessi nei confronti dei popoli
islamici, in tempi remoti e appena
trascorsi, potrà dar vita ad una “Nuova
Alleanza” tra l’Occidente e il mondo
islamico. Se tutto questo si rivelerà
insufficiente, non resta che l’opzione
militare sotto il diretto controllo
dell’ONU. L’alternativa alla barbarie è solo
la forza. Speriamo di no.
P.S. Apprendo in questo istante che il
forzista Toti ha comunicato l’imminente
accordo con Alfano per le prossime elezioni
regionali. Caro ministro, faresti un errore
tragico; ritornare con il “cavaliere
errante” (nel senso dell’errore), da cui hai
avuto il coraggio di staccarti. L’unica via
da percorrere, se si vorrà creare un’area
autenticamente democratica, è quella di
costruire un nuovo organismo politico che
metta insieme NCD, UDC, CD di Tabacci,
Scelta Civica, con Italia Unica, la nuova
formazione di Corrado Passera. Sarebbe la
vera alternativa al PD di Renzi, quando avrà
esaurito la “spinta propulsiva” così
coraggiosamente messa in atto. Domenico
Lascaro
(d.lascaro@libero.it
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