MIGLIONICO.
Caro Giacomo, ti ringrazio per avermi
sollecitato a fare un breve commento
sull’elezione del nuovo Presidente della
Repubblica. E’ doveroso dedicare
un’attenzione particolare all’avvento del
nuovo Capo dello Stato. Prima però di
esprimere un parere sulle qualità della
persona ed entrare nel merito del suo
discorso in Parlamento, mi piace accennare
alle modalità con cui si è giunti alla
candidatura e alla di lui elezione.
Renzi incontra singolarmente i
partiti presenti in Parlamento per sondarne
le intenzioni e fare una sua proposta
ultimativa. Fino al giorno prima dell’inizio
delle votazioni non v’è nulla di definito.
C’era stato un abboccamento con Berlusconi
che, col proporre il nome diAmato e,
avvalendosi del preventivo assenso di
D’Alema, col quale, a suo dire, si erano
finalmente dati del “tu”, sperava di
ottenere il benestare de Premier. Renzi
però, annusando aria di inciucio, la sera
stessa pensa alla candidatura di Sergio
Mattarella.
La proposta è formalizzata
l’indomani ai grandi elettori del Pd e
accolta all’unanimità. Berlusconi è
furibondo. Accusa Renzi di tradire il
presunto patto del Nazareno; sospetta che il
segretario del Pd voglia solo ricomporre
l’unità del suo partito a danno degli
equilibri altrui. Si premura di portare
sulle sue posizioni il NCD di Alfano, col
quale ipotizzano addirittura di non
partecipare alla decisiva quarta votazione.
Insomma è il caos. Col pretesto di non
condividere il metodo adottato da Renzi,
rischiano di arrecare un’offesa insanabile
al nuovo Capo dello Stato. Alla fine un
compromesso si trova: Fi vota scheda bianca,
il NCD vota sì a Mattarella. Renzi consegue
due obiettivi: ricompone l’unità del Pd e
spacca quella degli avversari.
I risultati sono noti a tutti:
Mattarella è eletto con una larghissima
maggioranza. Lo votano il PD, SEL, il NCD,
buona parte di FI e altre piccole componenti
di centro. Mattarella fa il miracolo. Il
discorso di stamane in Parlamento riceve il
plauso di tutti i grandi elettori, compresi
i 5S e Lega. In effetti, la sua figura e la
sua esperienza politica e istituzionale
sono apprezzate e riconosciute da tutti,
come ispirate alla responsabilità e al
perseguimento del bene comune. Il suo primo
pensiero è stato quello di rendere omaggio
alle vittime delle Fosse Ardeatine.
Atto altamente simbolico che,
unitamente alle sue prime parole da neo
Presidente, rivolte alle “speranze e alle
difficoltà dei nostri concittadini”, simili
a quel disarmante “buona sera” di Papa
Francesco, conquistano la stima e la
simpatia di tutto il popolo italiano. Il
discorso inaugurale, come ho accennato, ha
ricevuto il pieno consenso di tutte le forze
politiche. Tutti gli hanno riconosciuto un
alto senso dello Stato, un verace rispetto
verso le Istituzioni, la volontà di
adempiere al proprio compito con
imparzialità e nel rispetto delle regole
costituzionali. Si sono detti sicuri che
Egli sarà un rigoroso garante della
Costituzione.
Il suo breve, ma essenziale
intervento, non ha trascurato alcuno dei
problemi più critici che investono il nostro
Paese; non ha mancato di rivolgere lo
sguardo ai tanti focolai di crisi che si
alimentano in tante parti del mondo; ha
accennato alla crisi economica nazionale ed
europea che tanti danni genera alle
rispettive popolazioni; ha rimarcato la
minaccia del terrorismo internazionale, nei
confronti del quale bisogna rispondere con
l’apporto di tutti i paesi civili.
Ma, di là dei contenuti
particolari del discorso, quello che mi
preme sottolineare è l’effetto
straordinario che hanno prodotto le sue
parole. Parole semplici, come scolpite nella
pietra, essenziali, scarne, ma pregne di
alto significato. Hanno restituito dignità
alle Istituzioni; generato fiducia e
speranza in un popolo che sembrava volersi
nutrire di sola antipolitica. Il suo
obiettivo, espressamente evidenziato, è
quello di ricostruire i legami che tengono
insieme il Paese. Un primo risultato l’ha
già conseguito. Oltre a far rivivere
l’orgoglio democristiano, le sue parole e la
sua stessa figura, hanno definitivamente
abbattuto il muro di diffidenza e di
pregiudizio dei post-comunisti verso i
vecchi democristiani.
Un
altro miracolo, se così posso dire, ha
compiuto nel breve tempo del suo intervento:
ha fatto riavvicinare le minoranze ai
rispettivi partiti. Del Pd si è detto, in Fi
Toti apre a Fitto, Lupi approva la linea
di Alfano nel NCD. Insomma con l’avvento di
Mattarella inizia un settennato di
speranza e carico di auspici portatori di
serenità e di riconciliazione nazionale.
All’Italia restituisce dignità e
credibilità, una rinata fiducia nella
politica e la certezza di poter sconfiggere,
con l’unità ritrovata, i mali atavici che
corrodono la nostra società. Sembrava
difficile trovare un degno successore di
Napolitano, con Mattarella è stato
facilissimo. Auguri, Presidente.
Domenico
Lascaro
d.lascaro@libero.it |