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DOMENICO LASCARO
21.11.2014

Miglionico
E pensare che dovevo fare il dentista
di Domenico Lascaro

MIGLIONICO. Ancora un titolo in prestito. E’ quello divertente dell’ultimo disco di Renzo Arbore. Avrei voluto prendermi un po’ di pausa e far riposare contemporaneamente i coraggiosi lettori; ma gli avvenimenti degli ultimi giorni richiedono un’inderogabile riflessione. Inizio con una citazione: “Nossignore, il Partito democratico non rivolge più la parola a se stesso. Se vedi due tizi in cravatta bianca salire su un autobus e sedersi in due angoli opposti, con uno che mormora: “Traditore” e l’altro che sibila : “Miscredente”, puoi scommettere che sono due leader democratici che cercano di riunire il gran’ ol’ party”. E’ tratta dal M, Dooley’s Opinions di F.P. Dunne, del 1901.
Ebbene, a distanza di oltre un secolo, la storia si ripete. Questa volta non sono gli americani in discussione, ma i democratici di casa nostra. Forse gliel’hanno scritta nel DNA la tendenza a massacrarsi a vicenda. Ho già evidenziato, nel precedente intervento, gli errori commessi dal presidente Renzi, primo fra tutti Il suo atteggiamento di sfida nei confronti dei sindacati e della minoranza del partito. Ma sono da giustificarsi per questo i comportamenti assunti dai sindacati e dalla sinistra, interna o esterna, che dir si voglia?
Sono tutti sul piede di guerra. CGIL e UIL hanno proclamato, “a tambur battente”, uno sciopero generale per il 12 dicembre. Esclusa la CISL, che si chiama fuori, ritenendo inopportuno, in questo momento di crisi, ricorrere a un’azione di forza col Governo, gli altri due sfidano apertamente l’esecutivo. La Camusso risponde a muso duro ad ogni minima provocazione del Premier. Lo scontro, più che col fioretto, si sviluppa a forza di pugnalate nei fianchi. L’ultimo affondo di Landini è il segnale inequivocabile di una situazione davvero incandescente. E’oltremodo evidente che la materia del contendere riguarda più i rapporti personali e politici che i meriti delle questioni.
Il programma del Governo – legge di stabilità e riforma del lavoro - bene o male, ha avuto un primo lasciapassare dagli alleati del NCD e da buona parte dei dissidenti interni del PD; ma il gruppo dei “duri e puri” non molla. Anzi, sale sulle barricate. Fassina, l’uomo dal sorriso malinconico, e Civati, alla ricerca di un momento di celebrità, sono già in partenza per altri lidi. D’alema va ripetendo, col solito sarcasmo, che lui ormai fa un altro mestiere; ma intanto sferra un colpo dopo l’altro e ritira furbescamente la mano. Insomma l’aria che tira, almeno dal punto di vista della sinistra, è davvero preoccupante. Sono tutti contro Renzi, divenuto ormai capro espiatorio degli errori e delle sconfitte subite da tutto il PD.
Non entro nel merito delle questioni; certamente ognuno possiede parte della ragione; mi preme solo, da semplice osservatore iscritto al PD, evidenziare lo sconcerto che mi crea assistere a questa guerra intestina che non preannuncia nulla di buono. Non dimentichiamoci, lo ripeto, dell’opera demolitrice di Bertinotti.
La situazione economica è quella che sappiamo, la protesta sociale è ormai incontrollata, i populismi di ogni razza soffiano sul fuoco della disperazione; e la sinistra che fa? Litiga sui simboli di una fase storica ormai al tramonto. Il redivivo Berlusconi, quasi un novello Napoleone, si appresta a sbarcare “dall’isola d’Elba” per tentare l’ultima battaglia di Waterloo. E non è detto che sulla sua strada trovi un altro Wellington! In parole semplici, non va per nulla sottovalutata la possibilità di ripresa della destra, che con le nuove promesse dell’ex cavaliere, possa annullare tutto il capitale elettorale conquistato nelle elezioni europee. E gli ultimi segnali non sono per niente confortanti. Non vorrei che quel 42%, a fatica conquistato, resti solo un miraggio nel deserto. Domenico Lascaro (d.lascaro@libero.it)

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