MIGLIONICO.
Non inganni il titolo: non è la
sceneggiatura di un nuovo film di Alan J.
Pakula, ma una semplice riflessione su
alcuni grossolani errori commessi, secondo
me, dal presidente Renzi nella gestione del
suo iniziale mandato governativo. Premesso
che, pur apprezzando il suo dinamismo e la
volontà di dare una svolta riformatrice al
Paese, ritengo doveroso muovere alcune
critiche al suo operato, allo scopo di
offrire a me stesso e a qualche volenteroso
lettore, alcuni elementi di chiarezza nel
mare magnum del panorama politico italiano.
Terminato l’assalto al governo Letta,
visibilmente risentito per essere stato
precipitosamente licenziato, il neo
presidente esordisce con un programma di
governo oltremodo ambizioso, che suscita
entusiasmo e speranze in molti osservatori
politici e in gran parte dei cittadini
italiani. Annuncia una riforma ogni mese:
giustizia, lavoro, istituzioni (Province,
Senato), scuola, legge elettorale,
semplificazione amministrativa, etc. Arriva
però il primo luglio e la presidenza del
semestre europeo rallenta il ritmo
riformatore.
E’ solo un alibi. Motivi più seri e
complessi ne ostacolano il cammino. Metodi e
contenuti dei provvedimenti messi in
cantiere innescano un fronte antagonista che
comprende le opposizioni parlamentari e gran
parte delle minoranze dei partiti al
governo. E’ il caso della riforma elettorale
e quella del Senato. Passano mesi d’infinite
discussioni, ostruzionismi e valanghe di
emendamenti che, solo col ricorso alla
fiducia, si approvano incomplete nei due
rami del Parlamento. L’unico provvedimento
varato entro il termine stabilito, è il
famoso decreto degli 80 euro, approvato
entro maggio 2014. Su questi temi ho già
espresso il mio perplesso parere in
precedenti interventi.
Ora mi preme evidenziare soprattutto il modo
con cui il Presidente Renzi ha condotto la
partita: sull’ ipotesi di legge elettorale è
stato commesso un errore politico non meno
che procedurale: bisognava preventivamente
cercare un’intesa con gli alleati di
governo, NCD e Lista Civica; solo
successivamente si sarebbero coinvolte
paritariamente le altre forze di
opposizione, senza prediligerne alcuna. Si
sarebbero in tal modo evitati le reazioni
pretestuose di SEL e del M5S, la melina
infinita di FI e i continui ultimatum di
Renzi che ne pregiudicano l’approvazione.
Sulla riforma del Senato non ho condiviso né
il metodo, né il contenuto.
In ogni modo tra gli “scricchiolii”
dell’ultima ora e i tentennamenti di
Berlusconi, sembra che la legge elettorale
possa approdare in commissione già nei
prossimi giorni, con buone possibilità di
essere migliorata. Sull’ipotesi di riforma
scolastica ho già preventivamente espresso
parere positivo, con la riserva delle
risorse insufficienti. La riforma della
giustizia sta vivendo una gestazione molto
tormentata. La protesta dei magistrati,
soprattutto per la decurtazione delle ferie
e per il timore di perdere l’indipendenza,
mette in ombra le pur coraggiose misure
promesse dal Ministro per l’assunzione di
oltre 2000 persone, tra magistrati e
personale ausiliario. Riusciranno la
rinuncia allo sciopero e la disponibilità a
collaborare da parte di questi ultimi ad
evitare un decreto vessatorio nei loro
confronti? L’attuale fase di stallo non
permette una risposta immediata. La riforma
così ipotizzata non basta però a sanare le
mancanze decennali che affliggono la
giustizia italiana. Occorre subito
legiferare sui testi approvati in agosto in
tema di falso in bilancio, autoriciclaggio e
prescrizione lunga. Solo al termine
dell’iter parlamentare sarà possibile dare
un giudizio definitivo.
Ho accennato ad alcuni errori commessi dal
Premier nel gestire i primi mesi di governo.
Gli errori fondamentali secondo me vanno
ricercati non solo tra i contenuti, sempre
migliorabili, delle misure messe in atto, o
ancora da realizzare, ma soprattutto nel
modo di rapportarsi nei confronti dei suoi
interlocutori: sindacati, minoranze,
istituzioni, e quant’altro. L’ansia di voler
raggiungere quanto prima gli obiettivi
propostisi, facilmente gli fa perdere
sobrietà ed equilibrio indispensabili per un
capo di Governo. La percezione che suscita
in molti, e non a torto, è quella
dell’arroganza” e della prevaricazione; col
risultato di offrire alla controparte il
pretesto delle rivendicazioni insostenibili
e della protesta fine a se stessa.
Con un minimo di buon senso, più ascolto
verso i sindacati, più attenzione nei
confronti delle fasce sociali più deboli,
maggiore rispetto verso le minoranze, molti
problemi si sarebbero risolti con più
facilità e senza tanti scontenti. Penso alla
riforma del lavoro, all’art.18, alle
incongruenze emerse nella legge di
Stabilità, al bonus bebè, etc. Un altro
rilievo, in chiusura, mi va di fare; è la
sensazione che il partito sia stato
abbandonato al suo destino, bisognoso di una
guida forte e autorevole per affrontare le
tante sfide incombenti. A questo proposito
avrei visto con estremo favore affidare il
compito di rimetterlo in corsa a Fabrizio
Barca. Nonostante errori e cadute di stile,
reputo indispensabile rinnovare a Renzi
tutta la mia fiducia e confidare nella
speranza che tutto può ancora emendarsi. Non
vorrei terminare con i versi del Carducci:
“Stormi di uccelli neri, com’esuli (brutti)
pensieri, nel vespero migrar”.
Domenico Lascaro |