MATERA.
Si è svolta il 5 giugno alle ore 9.30 al
Palazzo della provincia di Matera la
cerimonia di premiazione del terzo concorso
sulla civiltà contadina. La giuria, composta
da Gabriele Scarcia, Rosa Fioriniello, Lino
Sabino, Lucrezia Carlucci, Giacomo Amati,
Domenico Lascaro, Rosa Menzano, Antonio D'elicio,
Gianni Mario D'Ambrosio, presidente Lino
Patruno. Il concorso, ideato dalla
professoressa Margherita Lopergolo, è
arrivato alla terza edizione e vede tra i
vincitori:
-Sezione letteraria
-Primo posto
scuola primaria: I D Istituto comprensivo
Don Liborio Palazzo Montescaglioso
(insegnante Anna Maria Cofone)con 'Il futuro
che vogliamo'( disegni e riflessioni).
-Secondo posto
4A ist.compr. 'Q.Orazio Flacco' Marconia
:racconto 'Vince chi resta'ins.Anna Lombardi
Terzo posto
1 unica , 1/2/3 G della'G.Rodari'Metaponto
Ins.Mariella Maggi : ricerca storica disegni
'La civiltà contadina'
Scuola secondaria di primo grado
-I Posto IB Irsina ist.comp ." Mascolo"
Ins Gagliardi con un progetto di
modernizzazione di un'azienda competitiva
con l'Europa 'Il nostro futuro nell'azienda
agricola.
-secondo posto
2 E scuola secondaria di primo grado ist
comp don Liborio Palazzo ins .Nunzia Porcari
,Montescaglioso :
Racconto :'Un passato da scoprire'
-terzo posto
1-2-3G scuola secondaria I°Metaponto
Cd sui piatti tipici e poesie
PRIMO PREMIO SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO
GRADO LICEO DELLE SCIENZE UMANE-CLASSE III
BU, MONTALBANO: VIDEO
PRIMO PREMIO SEZ.UNIVERSITARIA
CHIARA CANTERINO:LA CAMPAGNA
Sezione Poesia
Primo posto
-Nunzia dimarsico: Il contadino
-Secondo posto: Il ritorno alla terra
Terza D ist comp.scuola secondaria di primo
grado Montescaglioso
-2Terzo posto
E'di nuovo primavera (Al contadino) di
Carmelo Caldone
Sez letteraria adulti
Primo posto
Gagliardi Francesca: Una civiltà in
movimento
Secondo posto
Margherita Centonze: Nonno Filippo
Terzo posto
Geltrude Potenza
Madre coraggio
Menzione speciale
Carlo GAudiano: zio Oronzo
Sez artistica
Primo premio
Carmine Putignano
Ist.compr. CLASSE III B
giovanni PaoloII Policoro
SECONDO PREMIO
III B scuola secondaria I ° IST.COMP
MONTESCAGLIOSO con un quadro :antonia
Santarcangelo e Anna Clara Salluce
Terzo posto
classe quarta C i.c.fermi
Matera ex secondo circolo:calendario antichi
mestieri
Menzione speciale artistica alla II B, I.C .
MASCOLO,S.S.I° IRSINA
MENZIONE SPECIALE VIDEO
GRASSANO I.C. IL VENTO ,CLASSE IIB
SCUOLA PRIMARIA.
Margherita Lopergolo
COMMENTO
DI LINO PATRUNO
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"Mitica civiltà contadina che ora non esiste
più come non esistono più i contadini. Anzi
non soltanto non esiste più, ma è sembrata a
lungo una specie di vergogna, qualcosa da
nascondere. Il contadino simbolo di
conservazione se non di ostacolo al
progresso. Retrogrado senza appello.
Addirittura zotico e rozzo, insomma
diciamocelo: un cafone. Retaggio del tempo
in cui è stato spazzato via. Retaggio del
tempo in cui siamo stati spazzati via tutti,
ché eravamo tutti contadini non sapendo
quanto fosse prezioso esserlo.
E’
stata la seconda rivoluzione industriale del dopoguerra
a mettere fuori dalla storia il contadino e il suo modo
di vivere. Il tempo della corsa al consumismo drogato
dalla pubblicità e dalla televisione. Così il contadino
è stato travolto dal boom economico e dal miraggio del
benessere che ha sradicato lui e non solo lui dalle sue
abitudini e lo ha portato spaesato in città. In Puglia
hanno chiamato metal-mezzadri gli ex contadini reclutati
nella grande acciaieria di Taranto ma che finito il
lavoro fra le ciminiere passavano a curare il loro
residuo pezzetto di terra.
E’
stata l’ennesima emigrazione del contadino del Sud, che
già per sopravvivere aveva dovuto andar via al Nord con
la sua valigia di cartone. La sua discesa in città ha
isolato la campagna e congestionato la città. Così il
contadino ha lasciato le abitudini nelle quali era
piantato e ha affrontato quelle nuove nelle quali si è
spiantato. E’ stato il tramonto di quei sani ma tremendi
costumi che avevano sorretto in equilibrio una civiltà
per millenni. Lo abbiamo quasi costretto a nascondersi
come un clandestino in un mondo che lui non è mai
riuscito a capire tanto quanto quel mondo non capiva
lui. Abbiamo considerato anticaglie valori come la
famiglia, l’onestà, il sudore, il dovere ma anche
presunti valori come il patriarcato e la sopraffazione
personale.
Così il contadino è stato ridotto al folklore di chi
vende le uova fresche e le verdure genuine ai margini
della città. E nessuno voleva fare più il contadino. E
così è svanito il tempo del pane e delle lucciole del
quale parlava Pasolini. Quando si sentiva ancora la
campana di mezzogiorno. Ma così passa trionfale il carro
della storia che nessuna nostalgia e nessun rimpianto
può fermare. Bisognava solo non esserne schiacciati.
Doveva essere una mutazione non una cancellazione.
Ma
se la Questione meridionale resta ancora in buona parte
Questione meridionale, la civiltà contadina non è esente
da colpe. Una sorta di condanna della latitudine. Nei
paesi più a Nord l’abitudine a vivere in campagna è
stata antica, una famiglia sapeva stare sola nel
cascinale al centro della terra. Ma nel nostro Sud di
Basilicata e Puglia, soltanto in Valle d’Itria i
contadini hanno saputo o potuto insediarsi, soprattutto
per curare la vigna. Altrove li allontanavano la
malaria, la paura dei briganti, l’ignoranza. Così non si
sono però mai impossessati di quella terra. Impossessati
economicamente fino a impiantare piccole fabbriche di
trasformazione dei prodotti.
Ma
<è stato scritto che gli uomini non possono vivere
riposatamente, se non laddove hanno dominato ciò che li
circonda>. Finché non lo hanno fatto, è stata la miseria
più nera. Il lavoro <da sole a sole>, dall’alba al
tramonto, e la schiena spezzata. Tutti scalzi nella
Basilicata e nella Puglia della civiltà contadina. E
schiavi del padrone. Con una sottomissione e una paura
non cancellati neanche dal sindacato. Neanche da quel
mitico Giuseppe Di Vittorio, uno di qui che pur dette
loro dignità. Anche per questo il contadino è rimasto
contadino dentro anche quando non lo è stato più. Con la
saggezza implacabile dei vecchi che consideravano un
lusso o un vizio tutto ciò che non fosse zolla o zappa.
Compreso una penna nelle mani dei loro figli. Finché il
tempo non ha fatto giustizia di una civiltà che
deragliava in inciviltà.
E’
anche questa la buona novella di questo concorso, come i
partecipanti hanno testimoniato. La cultura diffusa
sulla e della terra. Secondo il rapporto Svimez
sull’agricoltura nel Mezzogiorno, nel 2015-2016 nel
settore sono cresciuti occupazione, valore aggiunto,
esportazioni e investimenti. In particolare è aumentata
l’occupazione giovanile (un più 12,9 per cento,
superiore alla media nazionale). Noi che sappiamo quanti
giovani continuano a lasciare il Sud. Ed è aumentata
addirittura l’imprenditoria giovanile, con quasi 20mila
imprese in più al Sud nei primi mesi del 2016. E se per
la prima volta dopo molti anni il Pil (la ricchezza
prodotta) è cresciuto al Sud più che nel resto del
Paese, lo si deve anche all’agricoltura. E con forme di
innovazione anche tecnologiche spesso raffinate, come
testimonio nel mio libro <Il meglio Sud> che mi permetto
di citare.
Insomma il nuovo Mezzogiorno è anche agricolo. Il
futuro è la nostra terra. Con i suoi frutti ricercati
come tesori. Fino a poco fa, per scherzare, si diceva a
certi giovani che le loro braccia erano braccia
sottratte all’agricoltura, per dire che dovevano andare
a zappare non sapendo far altro. Ora si potrebbe dire
che le loro braccia sono braccia per fortuna donate
all’agricoltura. Una sorta di rivincita della civiltà
contadina nell’era dei robot". Lino Patruno
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