MONTESCAGLIOSO.
L'8 aprile 2016 al centro Cecam di Marconia, Giovanni
Caserta presenta il suo ultimo lavoro 'Michele
Parrella, il rapsodo che cantò la storia al suono del
cupo cupo',pubblicato con Villani Libri Editore.
Michele Parrella era figlio di un medico-condotto di
Laurenzana,piccolo centro a quaranta chilometri da
Potenza,che ,dopo l'infanzia felicemente trascorsa in
paese, e dopo la frequenza del Liceo Classico a
Potenza,si iscrisse alla facoltà di medicina a
Siena.Purtroppo,la perdita prematura della madre e del
padre lo costrinse a interrompere gli studi
universitari.Si stabilì a Roma,dove condusse una vita da
bohemien e da poeta, con organiche frequentazioni del
mondo della letteratura,dell'arte, del cinema,della
politica. Divenne amico delle più importanti personalità
del tempo e ogni episodio vissuto a Roma ,centro della
politica nazionale e internazionale, divenne per lui
occasione per esprimere sentimenti e sensazioni in
poesie,quasi sempre dedicate e datate, che ci consentono
di conoscere il suo rapporto con il mondo e il suo modo
di sentire la vita così intensamemte.Egli diffondeva a
mano le sue poesie, era un poeta popolare ,di
strada.Dedicava le sue poesie agli amici per creare una
rete di affetti ,proprio come i poeti spagnoli per
educare , istruire,trascinare il popolo. Parrella aveva
bisogno più di un pubblico che ascoltasse che di un
pubblico di lettori,infatti ha pubblicato poco,gli
piaceva,invece, recitare le poesie e ascoltare le
impressioni della gente.
Per questo, forse,afferma Caserta, non e'inserito nei
trattati di letteratura contemporanea. E con questo
volume l'autore gli ha voluto restituire l'importanza e
l'attenzione che merita.
Per capire Parrella bisogna far riferimento alla sua
vita :orfano di padre e madre,a 18 anni ,si iscrisse a
medicina;si aggiro' nella Roma del '56-'60 , gli anni
più luminosi dell'arte romana,senza mai
dimenticare la sua scorza di lucano ,paisano.
Nel '46-'47 siamo negli anni delle battaglie
sociali,delle lotte contadine e sociali ,uniti nel
riscatto che passa attraverso i moti popolari,
accompagnati da giovani intellettuali (Stolfi, Riviello,
Parrella ecc.) che hanno fatto proprio l'invito a fare
letteratura impegnata e anche scultura poesia e
pittura.Si puo'dire che nel 1954,quando Parrella
cominciava la sua attività letteraria,con la
pubblicazione della sua prima raccolta poetica 'Poesia e
pietra di Lucania' ,si concludeva quella di Rocco
Scotellaro che morì a 30 anni a Portici,nel 1953, senza
mai essere uscito dalla Lucania diventando il poeta
contadino,il poeta sindaco,il contadino poeta socialista
, faro per giovani poeti come Mario Trufelli, Nicola
Scarano ecc.
Parrella, invece, ebbe contatti con la cultura raffinata
romana e il suo punto di partenza era sempre la Lucania,
anche quando allargava gli orizzonti sognando un'
umanità internazionale paesana.
Egli apparteneva alla media alta borghesia, mentre,
Scotellaro era il poeta contadino: Parrella doveva
colmare questa differenza, tra lui che viveva a
palazzo,lontano dal mondo popolare e popolareggiante e
Scotellaro,il sindaco paesano .Egli,infatti,come
Leopardi, ascoltava, osservava e riprendeva emozioni dai
canti popolari ,dal suono del cupo cupo . Nel secondo
periodo, tra il1956 e il 1980 ,Parrella e' a Roma
addentro alla cultura comunista e riflette sul triste
fenomeno dell'emigrazione che lo affligge e tormenta ;
scrive dei lucani come 'passeri intirizziti 'costretti a
lavorare per arricchire altri paesi con le proprie
sofferenze. Parrella soffre nel vedere morire la Lucania
e da Roma continua ad essere cantore della su terra e,
mentre quando viveva a Laurenzana era il cantastorie, a
Roma era il cantastoria.
Da buon bohemien non aveva un reddito sicuro e,tuttavia,
conduceva una vita dispendiosa.In quella vita
disordinata ,improvvisava poesie scritte 'stans pede in
uno' e le distribuiva immediatamente a persone appena
conosciute,per poi tornarci su e apportarvi continue e
sostanziali modifiche.Era il segno di un uomo
solo,bisognoso di affetto e amicizia, che pensava do
avere amici attraverso la poesia.
Tra gli anni 1980 e 1990 la sua salute diventava sempre
più cagionevole insieme ad un mortificante stato di
bisogno.Fu in quel periodo che spesso trovò rifugio a
Matera,dove a soccorrerlo,nel suo guscio,trovo' gli
amici che non lo tradirono mai:Luigi Guerricchio e
Nicola Pavese.Gli ultimi anni furono triste utopia
;ricordava i tempi mitici, quando si percorrevano i
sentieri e sognava un mondo di paesani.Debole e
solo,ormai amava intensamente Matera e la sua antichità,
oltre che i suoi Sassi,che gli pareva raccogliessero la
storia di tutta la Lucania.L'8 marzo 1996 morì
all'ospedale San Giovanni a Roma . Notevole fu l'uomo e
la sua poesia:un malinconico,sommesso e nostalgico
aderire all'anima popolare ,che è proprio del
rapsodo.Nella veste di cantastorie fu affascinato
osservatore dell'anima popolare e del paese.Ecco perché
Giovanni Caserta abbia voluto intitolare questo volume
'Il rapsodo che cantò la storia al suono del cupo
cupo',strumento appartenente alla musica popolare,col
suo ' fondo' suono,esprime l'anima più vera della
civiltà contadina e lucana e di tutti i popoli in cerca
della terra promessa. Margherita Lopergolo |