MIGLIONICO.
Sabato 28 marzo a Miglionico si e' tenuto il quinto
incontro con la storia organizzato dal Gal bradanica
nella persona del presidente Leonardo Braico. Un
interessantissimo convegno sull'ambizioso progetto della
riforma fondiaria,moderato dal giornalista Giacomo Amati
, attraverso l'analisi attenta e critica di relatori di
elevato valore intellettuale: dallo storico Giovanni
Caserta , all'antropologa Dorothy Zinn,al professor
Antonio Lascaro, al maestro La cava,al critico d'arte
Gabriele Scarcia e per finire la dott.ssa Rosa
Fioriniello.
La presentazione del libro di Margherita Lopergolo,intitolato
'L'ambizioso progetto della riforma fondiaria' e' stata
preceduta da un piacevolissimo momento dedicato alle
arti figurative , alla musica e alla poesia, dagli
artisti: Annamaria e Angelo Manzara, Leo La
vecchia,Alessandro Fattore, Anna Maria Casamassa, Nunzia
Dimarsico. Tra le opere ,che saranno esposte fino a fine
maggio, si può' ammirare lo 'Stralcio della Lucania' di
Ciccio Cinnella, organizzatore della mostra,un
quadrittico di sei metri ,che riproduce la copertina del
libro della Lopergolo.
Madrina d'onore della serata la professoressa Lucrezia
Carlucci, insieme ad ospiti d'onore: dottor Giulio
Cocca,gia' governatore del distretto 73 di Puglia e
Basilicata , dottor Pasquale Quarto, presidente Serra
Club di Matera , Anna Liantonio della FIDAPA, Cosimo
Giannotta presidente VAS e il dottor Rino Finamore,
presidente Omniamentis.
Il convegno ha avuto inizio con la relazione accurata
dello storico ,professor Giovanni Caserta, secondo il
quale la riforma e' arrivata troppo tardi dopo 2500
anni,in concomitanza della rivoluzione industriale. I
contadini- dice Caserta-lasciavano gli scarponi e
mettevano la tuta.
L'analisi di Caserta parte dalla riforma dei Gracchi che
miravano a ricreare una piccola proprietà'
contadina,attraverso distribuzioni
dell'ager publicus, poiché occorreva che lo stato
riprendesse piena disponibilità' dell'ager publicus,troppo
facilmente ceduto ai latifondisti, e lo suddividesse in
appezzamenti da assegnare al proletariato urbano, in
modo che esso lo coltivasse e ne traesse i mezzi di
sostentamento.
Poi la riflessione dello storico Caserta passa
all'analisi delle leggi scolastiche fatta dall'autrice
:dall'Unita'd'Italia,quando ci si pose il problema
dell'educazione del popolo,alle leggi Casati, Coppino,
all'esperienza del lucano Matteo Miraglia,che ha avuto
un grande ruolo nel dibattito pedagogico dell' '800 e
soprattutto riguardo alle scuole rurali. Dopo la seconda
guerra mondiale ,nel 1947 nasce l'UNLA e la Basilicata
diventa emblema dei progetti di educazione
popolare:scuole serali per adulti, istituite a casa o
nella scuola pubblica, scuole festive,scuole estive,ecc.
Dopo l'intervento del professor Caserta , il maestro
Antonio Lacava di Ferrandina, presidente dell'UNLA,ha
regalato al pubblico un momento di grande commozione,
attraverso la teatralizzazione del suo intervento. Egli
ha recitato ,insieme alla maestra Annamaria Manzara, una
poesia di Giuseppe Ambrosecchia,intitolata 'ti chiedi
chi sono' sottolineando di aver rivissuto la sua
fanciullezza attraverso la lettura del libro e di averne
tratto beneficio. Perciò' il libro della Lopergolo e'
entrato nella hit parade del bibliomotocarro del maestro
Lacava.
A seguire, l'intervento dell'antropologa Dorothy Zinn,
docente presso l'Università' di Bolzano, relatrice della
tesi di laurea di Margherita Lopergolo, svolta presso
l'Università' di Basilicata.
Secondo l'antropologa l'immagine della Lucania e'
fortemente segnata da Carlo Levi. Sembra quasi di
passare da Levi direttamente al terzo millennio.
Pertanto e' interessante che la Lopergolo abbia
approfondito un periodo storico lasciato all'oblio, con
uno sforzo enorme, attraverso ricerche negli archivi
dell'Alsia e delle scuole, ma anche attraverso numerose
interviste , accendendo un riflettore luminoso
sull'analfabetismo e sulla povertà', con dovizia di
particolari.
E' arrivato il momento-dice la Zinn- di tirare le somme
della riforma fondiaria per conservarne la memoria e
tutelarla. E' necessaria una trasformazione culturale
che parta dalla riflessione sulle nostre origini e ci
porti a capire dove andiamo.
Il pedagogista,professor Antonio Lascaro, si e' chiesto
che cosa abbia spinto l'autrice a scrivere sulla riforma
fondiaria? Una fortissima motivazione: l'amore per la
nostra terra e l'interesse storico -culturale. In pochi
tratti di penna , l'autrice ha percorso oltre 100 anni
di storia del popolo lucano per uscire dalla miseria. Al
centro del saggio c'e' l'uomo.
Il lavoro della Lopergolo ha un interesse pedagogico che
può' essere letto come itinerario ideale de pedagogismo.
L'autrice-dice Lascaro- esprime i sentimenti e la
passione di chi ha scelto di stare dalla parte degli
umili;si immedesima nelle battaglie che hanno riscattato
il popolo dalla miseria. Un particolare merito va alla
capacita' dell'autrice di aver fatto emergere l'impegno
dei politici. Inoltre, il pedagogista Lasciato concorda
con l'autrice nel ritenere necessario un moto
riformatore che metta al centro il bambino attraverso
un'educazione liberatrice. E' disperatamente necessaria
una battaglia che difenda il diritto all'istruzione. Il
volume, continua il professor Lascaro, coinvolge con
curiosità' intellettuale riuscendo a far condividere la
passione per la ricerca storica e l'amore per un popolo
che ha riscattato la propria dignità' col sacrificio.
Per dirla con le parole del critico d'arte, dottor
Gabriele Scarica, la vera bellezza del libro e del
quadrittico ,che ne riproduce la copertina,sta
nell'intento di elogiare il ruolo della scuola e dei
maestri che,nonostante i sacrifici,hanno insegnato a
pensare,il senso critico,la capacita'di districarsi in
una vita difficile. Figura emblematica di questo
ambizioso progetto di riforma culturale-sostiene la
neuropsicomotricista dell'eta' evolutiva dottoressa Rosa
Fioriniello, e' stato il maestro Manzi che ha fatto
proprie le potenzialità' dei mass-media nella lotta
all'analfabetismo. La dottoressa Fioriniello, in
qualita' di coordinatrice della giuria del concorso
'C'era una volta la scuola in campagna', indetto da
Margherita Lopergolo, ha concluso invitandoci a
riflettere sullo spettro dell'analfabetismo dei nostri
tempi e a tornare a raccontare ai nostri bambini 'C'era
una volta'. Margherita Lopergolo
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Tratto
distintivo del saggio "L'ambizioso progetto della
riforma fondiaria come progetto culturale" di
M.Lopergolo, è l'estro con cui l'autrice delinea il
profilo del maestro rurale, che prende vita dopo
l'impegnativa e certosina ricerca che la Lopergolo ha
fatto tra gli archivi dell'ALSIA, nonché tra i registri
dell'epoca, della scuola elementare Don Liborio Palazzo
di Montescaglioso, sugellata da interviste,
testimonianze, citazioni e memorie dei protagonisti
ancora in vita o dei loro più diretti parenti.
Nel loro mestiere di insegnanti di campagna riversavano
entusiasmo, passione, metodo, volontà di sperimentare,
di rimettere continuamente tutto in discussione. I
maestri rurali, a volerlo dire con le parole
dell'illustre filosofo della ragion pura, Kant,
insegnavano a pensare, impartivano senso critico e
logica, per far si che contadini diventassero uomini e
cittadini aventi non solo doveri, ma anche diritti.
Figure paterne che educavano, consigliavano,
consolavano, ascoltavano, trasmettevano ai contadini la
consapevolezza che potessero e dovessero acquisire una
propria posizione sociale, riconsegnando loro dignità,
autogoverno, senso critico, capacità di pensare. Come?
Partendo dalla pratica, da quanto conosciuto fino a quel
momento dai bambini, in primis, ma non solo, anche nelle
scuole serali, quando si insegnava ad adulti giovani e
meno giovani, ad esempio, partendo proprio dalla
geografia dei luoghi in cui avevano combattuto o nelle
scuole a domicilio dove le donne del borgo si riunivano
per imparare a firmare, a leggere, a decifrare le
lettere che ricevevano dai parenti emigrati.
Perché partire dal concreto? Perchè un corretto processo
formativo si realizza proprio con la pratica e con
l'esperienza, non con il trasferimento passivo di
concetti e la memorizzazione di informazioni svincolati
dall'esperienza. Lo strumento per antonomasia più
efficace per raggiungere tale obiettivo è stato il
gioco, allora, come dovrebbe esserlo oggi: il gioco, è
il mezzo per eccellenza per insegnare ai bambini, in
quanto esso parte dalla loro forma mentis e dalle realtà
che vivono e conoscono, per far sì che giungano a fare
ragionamenti logici, ad acquisire metodo per districarsi
nei ‘labirinti' del sapere e della vita, al fine di far
crescere la capacità di elaborare concetti astratti e
sviluppare l'intelligenza.
Capostipite di questo approccio educativo-pedagogico, è
il maestro Manzi. Che non solo si recò nelle scuole
rurali, non solo ogni anno si recava nelle foreste
amazzoniche tra gli indios, ma fece proprie le
potenzialità del mezzo radiofonico e televisivo per
insegnare e diffondere, prima agli adulti italiani
analfabeti, poi agli extracomunitari immigrati in italia:
radio e televisine, efficaci partner didattici e
scientifici, ideali per stimolare fantasia e creatività,
per la promozione di libri e per la lettura, per la
conoscenza e approfondimento della lingua italiana. "Non
è mai troppo tardi" è considerato uno dei più importanti
format televisi di educazione degli adulti. Indicato
dall'Unesco come uno dei migliori programmi televisivi
per la lotta contro l'analfabetismo, nel 1965, al
congresso internazionale degli organismi
radio-televisivi che si tenne a Tokyo, ricevette il
premio dell'ONU. E non solo, nel non lontano 1987 Manzi
fu chiamato a tenere un corso di formazione per i
docenti universitari che avrebbero dovuto elaborare il
"Piano Nazionale di Alfabetizzazione" che il Governo
argentino voleva realizzare sul modello di "Non è mai
troppo tardi".
E due anni più tardi, l'Argentina, grazie anche al
maestro italiano, ricevette un premio internazionale per
il migliore programma di alfabetizzazione adottato in
tutto il Sud America.
Perché continuare a sottolineare gli aspetti educativi e
pedagocici del lavoro dei maestri, descritto
nell'encomiabile saggio della Lopergolo? Non solo per
non dimenticare il passato, non solo per dotarci delle
ali per costruire il nostro futuro sulle orme delle
radici passate come l'autrice fà nella sua dedica
introduttiva, ma anche per cercare di comprendere una
questione attualissima, che la Lopergolo ci riporta, tra
le righe, nelle sue conclusioni: se la Basilicata,
insieme ad altre regioni meridionali, può vantare il più
alto tasso di laureati che sono comunque emigrati dalla
terra natia, dall'altro canto vanta il tasso più alto di
analfabetismo funzionale o di ritorno, pari al 40-45%
circa della popolazione attuale, cioè si tratta di
quelle persone che seppur hanno acquisito il metodo
della lettura, non riescono a capire quello che leggono
quando si trovano dinanzi ad una bolletta, una delibera,
un documento. Paradossale.
Oggi non si legge o si legge troppo poco. E generalmente
ci si preoccupa maggiormente di insegnare la tecnica del
leggere, ma non si dà il gusto di leggere. Dimenticando
che se il bmbino imparerà ad apprezzare il suo libro
scolastico, continuerà ad amare la lettura, e chi legge
è di certo una persona che meglio degli altri partecipa
attivamente e intelligentemente alla vita della sua
comunità. Per il ragazzo il libro deve essere qualcosa
di piacevole, dove si può non solo leggere, ma
trasformare, fare, disfare, ampliare, inventare,
riflettere. Il libro si trasforma così in qualcosa di
personale, di vivo. Perché aiuta a sviluppare il gusto
della ricerca scientifica; a far da sé; a pensare. E il
racconto, narrato dal genitore, crea un'atmosfera di
complicità ed empatia tra l'adulto e il bambino.
Purtroppo c'era una volta il papà o la mamma o la nonna
che raccontavano. Ed oggi? Oggi c'è, prevalentemente, il
deforme cartone animato propinato a iosa dalla
televisione, che pone l'eroe in un mondo meccanico che
non è il mondo del bambini. Occorre che il racconto
ritorni, proprio perché è gia dall'infanzia che il
bambino si pone "i primi ed eterni interrogativi, come i
grandi filosofi, e sono proprio i racconti che
forniscono risposte a questi pressanti interrogativi",
come ci rammenta lo psicanalista e psicologo dell'età
evolutiva Bettelheim. Per questo il racconto non è fuori
tempo, e non lo sarà mai. Per questo sarebbe non solo
bello, ma importante, che la sera qualcuno sedendosi sul
letto del bambino, cominciasse nuovamente a dire: "C'era
una volta… ", così come ha fatto per analogia la
Lopergolo, prima nel suo saggio, ponendo alla nostra
attenzione la necessità di ritornare a pensare, e
successivamente ponendoci un'ardua sfida, quella del suo
concorso letterario, che per tutti questi motivi non
poteva non intitolarsi se non "C'era una volta la scuola
in campagna". Fioriniello Rosa
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Fra i tanti autorevoli esperti chiamati a presentare
l’opera di Margherita Lopergolo, è difficile cercare
elementi originali di giudizio. Cercherò comunque di
ritagliarmi uno spazio per esprimere, sia pure
succintamente , il mio punto di vista .
Per prima cosa mi sono chiesto: che cosa ha
spinto l’autrice a trattare un argomento così lontano
dai nostri interessi immediati. Solo una fortissima
motivazione poteva spingerla ad indagare le vicende
della Riforma Fondiaria in Basilicata.
La risposta , in parte, è data da lei stessa:
l’amore per la sua e la nostra terra, unitamenteall’interesse
culturale e storico per le vicende dolorose che il
popolo lucano ha patito, nell’immediato dopoguerra,
prima di uscire dalle condizioni di miseria e di
arretratezza in cui versava.
Il testo comprende tre differenti filoni
d’indagine: le condizioni sociali e culturali del ceto
contadino nelle zone della Riforma Agraria; la
diffusione delle scuole popolari e l’influenza dei mezzi
di comunicazione nel percorso di emancipazione.
Nel primo, evidenzia lo stato di povertà,
economica e sociale, in cui vivevano le popolazioni
rurali subito dopo il secondo conflitto mondiale;
ripercorre, altresì, le fasi delle lotte
bracciantiliche costrinsero i governi ad adottare le
misure finalizzate a riscattarle dall’emarginazione e
dall’indigenza.
La seconda indagine descrive i modi con cui lo
Stato intese debellare l’analfabetismo degli strati più
umili della popolazione. Il terzo capitolo tratta del
prezioso contributo che il mezzo televisivo offrì al
processo di acculturazione del popolo.
Per il tempo che mi è concesso, non entrerò nel
merito dei rilevanti problemi affrontati, mi limiterò a
dare un giudizio complessivo sull’opera, secondo le mie
personali prerogative. Prima considerazione: in pochi,
essenziali tratti di penna, come usava dire una volta,
l’autrice ha percorso oltre 100 anni di storia in
Basilicata. E’ riuscita a definire un quadro oltremodo
completo e circostanziato di un percorso umano, sociale
e, aggiungerei, istituzionale e politico, delle
traversìe che il popolo lucano ha dovuto superare per
uscire dalla miseria .
Mi trovo pienamente d’accordo col giudizio di
Angelo Garbellanoquando afferma, nella prefazione al
testo, che l’obiettivo primario dell’autrice è mettere
al centro l’uomo, le sue necessità, i suoi sentimenti,
nel contesto di facilitati rapporti sociali.
A questa riflessionene aggiungo un’altra: tutta
l’opera è percorsa da un profondo interesse pedagogico
che dà al testo un valore aggiunto. Può essere
interamente letta, secondo me, come un itinerario ideale
di storia dell’educazione,dai primi anni del Fascismo
fino ai giorni nostri.
Lavoro storico, dunque, e scientifico, come può
essere una preziosa tesi di laurea; ma, di là dagli
interessi storici, o genericamente culturali, l’opera
esprime i sentimenti e la passione di chi ha fatto la
scelta di stare dalla parte degli umili.
Infatti, l’autrice, oltre ad indagare gli aspetti
più rilevanti, sul piano economico e sociale, del grande
disegno della Riforma Agraria, s’immedesima, con la sua
particolare sensibilità umana, con le battaglie che
hanno riscattato il popolo dalla miseria più cupa.
La stessa passione e lo stesso entusiasmo che ha
profuso nella sua opera, affiorano nel progetto,
encomiabile, di indire un concorso, di uomini e idee,
finalizzato a sollecitare quanti vorranno dare una
testimonianza, diretta o indiretta, sulle scuole rurali
del recente passato. Lo scopo èrecuperare la memoria
storica e non dimenticare la nostra appartenenza
allaterra.
Il progetto si svolgerà col patrocinio dei comuni di
Miglionico e di Montescaglioso, della Provincia di
Matera e del GAL Bradanica. Un contributo prezioso è
offerto da Francesco Cinnella che mette a disposizione
le sue competenze artistiche. Due differenti modi di
“continuare a riscoprire la nostra storia”. L’uno con
l’arte pittorica, l’altra con l’opera scritta. Entrambi
mossi dall’amore per laterra d’origine. Il loro intento
è riscoprire la cultura preziosa del mondo contadino,
recuperare la nostra identità culturale e non perdere la
memoria collettiva di noi stessi.
Un particolare merito va riconosciuto alla
Lopergolo per aver fatto emergere, attraverso la
ricostruzione storica e istituzionale della Riforma,
l’apporto fondamentale che, uomini come Manlio Rossi
Doria, Emilio Colombo, Decio Scardaccione, Giorgio
Amendola,hanno dedicatoall’elevazione culturale e
morale delle gentidi Basilicata.
Non ha mancato, inoltre, di esprimere il suo
preoccupato giudizio sul processo di riforma scolastica
in atto nel Paese. Se da un lato, lei afferma, il
ricorso alle pluriclassi del passato sembra inevitabile,
dall’altro è indispensabile un moto riformatore che
metta al centro il bambino con le su caratteristiche
peculiari.
Le tecnologie, sostiene l’autrice, pur
indispensabili per la formazione dell’uomo, in un mondo
globalizzato, devono sempre tendere all’educazione
liberatrice della persona. L’azione educativa, inoltre,
deve comunque mirare all’inclusione e all’integrazione
di tutti i bambini, anche se diversi per provenienza,
per caratteristiche personali ed etniche. Non esita a
usare parole preoccupanti sulla situazione precaria in
cui versano le istituzioni scolastiche italiane, e
auspica il ricorso a una dura rivendicazione per
sostenere e difendere il pieno diritto all’istruzione.
Riporto le sue stesse parole: << Non è una
battaglia disperata, ma è una battaglia disperatamente
necessaria. Siamo di fronte alla possibile fine del
ruolo culturale delle istituzioni formative del nostro
Paese. La scuola è stata distrutta a picconate, con la
precarizzazione del corpo docente, il disinvestimento,
la reintroduzione del maestro unico e la forte
limitazione del tempo pieno >>.
Sono giudizi che condivido pienamente. Quel
progetto cosiddetto della Buona Scuola che il presidente
Renzi ha tanto propagandato, rischia un fallimento
clamoroso, se non gli si destinano risorse umane e
finanziarie sufficienti. Non servono annunci plateali e
ingannevoli. Dimostri Renzi di saper mantenere le
promesse annunciate, che sembra voglia rimangiarsi
giorno dopo giorno.
In sintesi, qual è il valore più autentico
dell’opera, e perché mai suggerirne la lettura? Per
prima cosa è scritta in un linguaggio semplice,
conciso,ed essenziale, che riesce a coinvolgere il
lettore in un crescendo di curiosità intellettuale e
culturale, riguardanti le vicende umane e sociali del
popolo lucano,in un momento molto controverso della
storia d’Italia.
Testo consigliato, soprattutto ai giovani, perché
l’obiettivo posto dall’autrice è totalmente raggiunto:
riuscire a far conoscere il proprio passato, trasmettere
l’amore per la propria terra alle giovani generazioni;
far condividere la passione per la ricerca storica e non
dimenticare le sofferenze che i nostri padri hanno
patito per riscattare la dignità di uomini e di
lavoratori. Domenico Lascaro
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NEL RICORDO
DEI CONTADINI ANALFABETI
Hanno pianto i giorni dei contadini
quando erano soli… nell’amarezza delle parole
che non comprendevano nella scrittura…
sui righi neri dei fogli nudi.
Gli occhi si chiudevano sull’aridità di una lettura
e tutto era al buio… davanti ai contenuti ignari.
Si restava nel muto deserto di un silenzio
dove la scrittura era un concetto astruso
all’espressione attonita di un umano
che si muoveva… solo… nella fatica e col sudore nelle
callose mani.
C’era uno sforzo disumano quando qualcuno scrutava
oltre quelle frasi senza vita
che restavano ferme e inanimate
nella morte d’ogni respiro in un pensiero che nasceva.
I contadini analfabeti compivano ogni passo
in una condanna che aveva il sapore eterno…
ma… solo… fino al pallore di un tramonto…
Fino a quando…
all’alba nascente di un nuovo giorno
incontrarono la dedizione nei luoghi dell’istruzione
e nella costanza di una maestria,
che senza scandire il tempo nutrì quelle menti
fino ad allora vacue… d’ogni sapienza!
Si insegnò con amore
la vera essenza della vita… che si compie
in una buona abitudine…
fatta di libera lettura e d’ogni chiara scrittura!
Riprendeva … in una forma migliore
e in un tempo più giovane…
la vita del contadino… non più analfabeta.
E la comprensione non fu più astrattezza di un pensiero
ma realtà vera… vissuta con la gioia…
che rinasceva… in ogni cuore!
Nunzia Dimarsico
11 dicembre 2014
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