MIGLIONICO.
La città del Natale. Parte oggi alle ore 17,
la nuova iniziativa targata Pro Loco che per
due serate (oggi e domani 13) porterà
l’atmosfera ed il calore natalizio fra le
vie del borgo. Fra piazza Castello e piazza
Popolo sarà un fiorire di caratteristici
Mercatini di Natale con il Villaggio di
Babbo Natale che incuriosirà sicuramente
grandi e piccini; una pentolaccia e una
grande tombolata collettiva saranno
organizzate per portare momenti di relax a
quanti vorranno prendervi parte. A rendere
più stuzzicante le serate ci saranno pettole
da degustare, quelle della tradizione
semplice ed economica del passato quando le
nonne con le mani in pasta, nelle loro case
le preparavano, accompagnate dai famosi
“p’rciedd” e da caldarroste. La serata di
domani, sarà chiusa dal calore del falò di
Santa Lucia. Un’usanza , quella del falò
dedicato a Santa Lucia vergine e martire da
Siracusa, tramandatasi negli anni ma
perdutosi con le nuove generazioni protese
più verso la tecnologia che al rispetto di
tradizioni contadine e popolari. E proprio
la Pro Loco, da qualche anno, ha riacceso la
fiammella delle antiche tradizioni. “I
falò di Santa Lucia –precisa il
presidente Giulio Traietta - sono
stati negli anni motivo di confronto fra i
vari rioni miglionichesi. Ogni rione
costruiva il suo falò con cura e dedizione
affinché brillasse alto nel cielo per
avvicinare attorno al fuoco più gente
possibile. Nei vari rioni, Torchiano,
Castello, Convento, Sant’Angelo, Pila e
Mulino, a partire dagli inizi di dicembre
c’era un andirivieni di ragazzi, che si
dedicavano alla raccolta e accatastamento
ordinato di legna e rami secchi da ardere
per costruire al centro del loro quartiere
il falò dedicato alla Santa. E il 13
dicembre, giorno indicato come solstizio
d’inverno, (Santa Lucia, il giorno più corto
che ci sia), prima della riforma dei
calendari, per Miglionico diventava una
giornata di festa collettiva. Tutti i
cittadini trascorrevano la serata intorno al
falò. Dai carboni ardenti, il profumo di
patate, fave, ceci, castagne e carne arrosto
impregnava l’aria”. Le origini dei falò
rimandano ad un’ancestrale ritualità
coincidente appunto con il solstizio
d’inverno che creava ansia e timori
nell’uomo, causati dall’affievolirsi della
luce del sole, fonte di calore e vita. Per
aiutare l’astro a recuperare il vigore, si
accendevano grandi fuochi. Dopo lo
spegnimento spontaneo dei falò, sulla cui
cima si era soliti mettere rami d’arancio e
spighe di grano propiziatori oltre ad una
palma simbolo del martirio della santa, il
carbone veniva portato in ogni casa mentre
le ceneri venivano disperse nei campi a
simboleggiare protezione e benedizione.
Antonio Centonze |