MIGLIONICO.
“Lucani condannati
dalla montagna?
Un’indagine
Openopolis:
spopolamento, poca
natalità e basso
reddito endemici”.
Nei paesi di
montagna vivono meno
persone, si guadagna
di meno e ci sono
meno servizi. La
Basilicata è
condannata? La sua
colpa è di essere un
territorio
prevalentemente
montano? In queste
condizioni non ci
sono speranze di
un’inversione di
tendenza? “Le
proiezioni – scrive
Giovanni Rivelli su
La Gazzetta di
Basilicata del 9
dicembre 2018 – ci
mostrano una
regione, la
Basilicata,
destinata
praticamente ad
estinguersi e questo
anche considerando
il flusso di arrivi
di stranieri che,
per le ultime scelte
politiche,
potrebbero fermarsi.
Secondo le
proiezioni
demografiche gli
scarsi 570 mila
lucani, che
attualmente
rappresentano lo
0,95% degli
italiani, sono
destinati a ridursi
rapidamente: 534.686
nel 2030 e 461.653
residenti nel 2050,
con riduzioni pari
al 7,2% tra 12 anni
e di circa il 20%
nel 2050, con quota
400 mila abitanti.
Chiaro che questo
per una regione già
oggi troppo poco
popolata (56
abitanti per
chilometro quadrato,
contro i 200 di
media italiana e i
426 della Campania),
con quello che
questo significa in
termini di
collegamenti e di
servizi, rappresenta
un volano di
estinzione, perché
meno presenze
significherà meno
servizi e lavoro e
quindi più addii”.
Il 42% dei residenti
in Basilicata vive
in area montana; il
43,6 % in collina e
appena il 14,4% in
pianura. “Per
combattere il
fenomeno dello
spopolamento occorre
rimettere in moto i
servizi. I servizi –
dice Salvatore
Adduce, presidente
dell’Anci di
Basilicata - possono
essere la panacea
contro il male dello
spopolamento e della
povertà, specie per
i centri montani”. |