Microplastiche dal mare
al cibo |
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MIGLIONICO.
“Microplastiche dal mare al cibo. Una
cannuccia di plastica impiega 500 anni per
distruggersi e le stoviglie monouso non sono
riciclabili: sono tanti i rischi per
l’ambiente e per noi”. E’ allarme per il
grave problema dei tanti oggetti di plastica
usa e getta che finiscono il loro ciclo di
vita inquinando il mare. “Per chi non lo
sapesse – scrive Milena Gabanelli sul
Corriere della Sera del 2 luglio 2018 – una
cannuccia dispersa nell’ambiente impiega
cinquecento anni per distruggersi
completamente. In Italia se ne consumano 2
miliardi all’anno, in tutta Europa 36
miliardi. Nei mesi estivi un numero
incalcolabile di cannucce viene abbandonato
sulle spiagge. Secondo gli studi del centro
Enea, oltre l’80 per cento dei rifiuti che
invadono i litorali italiani è rappresentato
da plastiche, che finiscono poi in mare,
dove nel corso degli anni diventano
microplastiche, frammenti inferiori ai due
millimetri e quasi invisibili ad occhio
nudo. Nel Mediterraneo si stima ce ne siano
1,25 milioni di tonnellate. Queste
particelle vengono ingerite dai pesci e ce
le ritroviamo nella catena alimentare,
ovvero nel piatto, anche se acquistiamo il
filetto o le pregiate scatolette con la
scritta “bio”. In pratica, il mare viene
usato come discarica. E le cattive abitudini
che minacciano l’ecosistema e la salute
dell’uomo iniziano dentro le nostre case. In
Italia il consumo solo di bicchieri, piatti
e posate di plastica è di 115 milioni di
tonnellate all’anno. Non c’è più tempo da
perdere: bisogna scoraggiare l’uso della
plastica tradizionale e utilizzare quella
biodegradabile. In “Francia è stata
approvata la legge che stabilisce il divieto
dell’uso della plastica: partirà dal 2020,
con l’obbligo, per i pubblici esercizi di
usare prodotti ricavati dal mais”. |
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Antonio
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