MIGLIONICO.
“Italia nucleare, spesa senza fine. La Sogin
(Società gestione impianti nucleari –
azienda dello Stato italiano) è nata nel
1999 per smantellare le centrali. Gli
impianti sono ancora lì. E tutti i costi
finiscono nelle nostre bollette”. “Che fine
hanno fatto le quattro centrali nucleari
italiane chiuse dopo il referendum del 1987?
– si chiedono Stefano Agnoli e Milena
Gabanelli sul Corriere della Sera del 23
maggio 2018 – Sono ancora lì. Dove sono i
rifiuti radioattivi che hanno prodotto? Sono
ancora lì, affidati alla Sogin per
smantellare le centrali di Caorso, Trino,
Latina e Garigliano e gli impianti ex Enea.
Con una caratteristica non trascurabile:
tutti i costi sono coperti dalla bolletta
elettrica pagata ogni bimestre dai
consumatori”. Nei primi anni del 2000 alla
Sogin viene affidato il compito di trovare
una soluzione al problema dei rifiuti
radioattivi. Costo preventivato? 4,5
miliardi di euro. Nel 2013 la previsione di
spesa sale a 6,48 miliardi di euro. A oggi i
costi sono lievitati a 7,25 miliardi. “Dal
2001 ad oggi 3,7 miliardi di euro sono stati
pagati dagli utenti dentro la bolletta
elettrica, però solo 700 milioni sono stati
utilizzati per lo smaltimento. Il resto è
stato speso per i costi di gestione: 1,8
miliardi per mantenere in sicurezza i siti e
pagare il personale; 1,2 miliardi per il
trattamento In Francia e nel Regno Unito del
combustibile radioattivo”. Nell’impianto
“Itrec di Trisaia (Basilicata) ci sono 64
barre di combustibile torio-uranio, che si
sommano ad altri 4 metri cubi di rifiuti
liquidi acidi ad alta attività contenenti
uranio arricchito. I lavori in questo
impianto dovevano essere conclusi nel 2023.
Sogin ha spostato la scadenza al 2036. I
contenitori reggeranno per altri 18 anni? Il
deposito nazionale in cui far confluire i
rifiuti e scorie non c’è ancora. E ogni
giorno si aggiungono i rifiuti radioattivi
prodotti da centri di ricerca e reparti di
medicina nucleare degli ospedali. “La
politica è così debole che non riesce a far
capire che un deposito è ben più sicuro
rispetto ai rischi a cui tutta la
popolazione oggi è esposta”. |