MIGLIONICO.
Vittime di aggressioni verbali e malmenati.
In questi giorni sono frequenti i casi di
violenza che subiscono gli insegnanti tra i
banchi di scuola. Certe volte, è sufficiente
un rimprovero rivolto a un ragazzo per
indurre alunni e genitori ad aggredire
professori e maestre. Una volta l’insegnante
aveva sempre ragione, mentre l’alunno aveva
sempre torto. La scuola e la famiglia
collaboravano ed erano alleati nell’aiutare
i bambini nel loro percorso formativo,
fondato sui due aspetti essenziali
dell’istruzione e dell’educazione. Oggi,
invece, i ruoli si sono capovolti e non c’è
più alleanza tra insegnanti e genitori.
Quest’ultimi, di frequente, protestano anche
di fronte a un giudizio che non piace,
difendono i loro figli e spesso, passano
alle maniere forti. E la scuola perde
carisma ed autorevolezza. Ne discende la
necessità di ridare centralità al rispetto
delle regole, ai saperi e ai valori fondanti
della scuola come “comunità educante”:
l’accettazione dell’altro, del dialogo e del
rispetto reciproco. Cosa si può fare per
invertire la rotta? Serve un nuovo
“principio d’autorità”, che faccia lievitare
il senso di responsabilità di tutti i
cittadini. Oggi, una maestra ha torto a
prescindere: se rimprovera un alunno, se gli
mette un voto insufficiente a conclusione di
una verifica in classe (così lo demotiva?).
Purtroppo, i genitori sembrano essere
diventati i “sindacalisti” dei propri figli,
che vanno sempre giustificati e compresi
anche quando non vogliono studiare nel modo
più assoluto. Siamo di fronte al
permissivismo dilagante. Il concetto di
studio non viene più associato a quello di
fatica. Si dice no a tutto ciò che richiede
un minimo di impegno e di autodisciplina. La
scuola educa, ma la famiglia, spesso,
diseduca, volta ad inseguire modelli di vita
banali, effimeri e superficiali. E’
difficile per la scuola supplire alle
carenze della famiglia d’oggi. In queste
condizioni, la scuola come potrà lavorare in
modo proficuo per contribuire a formare
cittadini responsabili, capaci di ricercare
il bene comune, all’insegna del concetto di
società fondata sul principio della
“cittadinanza attiva”? |