MIGLIONICO.
“Meglio vegani”? Sono sempre di più gli
italiani che scelgono di nutrirsi di soli
vegetali. Una dieta utile a controllare
molte patologie. Ma che comporta spesso
altre carenze. “Fino a qualche anno fa –
scrive Lidia Baratta sul settimanale “D” –
Repubblica – erano visti come una setta. Non
mangiare carne, pesce, derivati animali,
compresi latte, uova e miele, sembrava roba
da estremisti. Ma oggi che sono circa 450
mila, da setta si sono trasformati in una
fetta di mercato. Il mondo a misura di
vegano si espande dai ristoranti ai vestiti,
fino a cosmetici, medicine e persino cibo
per cani. Ormai, in Italia i consumi di
frutta e verdura hanno superato quelli della
carne. Ma essere vegani significa mangiare
100% vegetale. Alla base della scelta
“vegan” c’è anche la volontà di non
contribuire all’uccisione degli animali.
Seguono le preoccupazioni per la salute.
Meno diffuse la motivazione spirituale e
quella ambientalista. In genere si inizia
con una ragione, poi si uniscono altri
stimoli che rendono più facile “mantenere
l’impegno”. Ma l’alimentazione vegana, se
non è ben controllata, può nascondere non
poche insidie. Il rischio è di avere carenze
di ferro, perché quello dei vegetali viene
assorbito meno di quello di carne, e
soprattutto deficit della vitamina “B12” che
non è presente in nessun vegetale. La
carenza di vitamina “B12”, in particolare,
può dar luogo a malattie del sistema nervoso
e predispone all’Alzheimer, mentre la
carenza di ferro provoca anemia. E poi c’è
chi nasce vegano. Sempre più mamme
continuano a mangiare solo cibi vegetali in
gravidanza e allattamento, trasmettendo la
dieta ai neonati. Giacomo Amati |