MIGLIONICO.
“Due esposti-denuncia sulle ceneri dell’ex Materit di Ferrandina.
Il primo – scrive Piero Miolla su La Gazzetta Del Mezzogiorno
del 1 aprile - per i morti da lavoro; il secondo per la mancata
bonifica. Ma c’è anche la richiesta dell’estensione della
sorveglianza sanitaria ai familiari dei lavoratori della
fabbrica basentana, ai dipendenti delle attività industriali
limitrofe e ai residenti nelle zone di prossimità. Infine la
richiesta al Governo regionale dell’approvazione e della
successiva delibera per il finanziamento del progetto della
Fondazione Basilicata Ricerca Biomedica per il triennio
2017-2019”. In sintesi è questa l’attività più recente svolta
dall’Aiea (Associazione italiana esposti amianto), sezione Val
Basento, in merito al sito da bonificare della fabbrica che ha
operato nella zona industriale di Ferrandina dal 1973 al 1989.
L’attività dell’Aiea è stata illustrata nei giorni scorsi dal
suo presidente, Mario Murgia nel corso di una conferenza stampa,
cui era presente, tra gli altri, il sindaco di Ferrandina prof.
Gennaro Martoccia. E’ stato ricordato che nel sito industriale
della Materit, che ha “svolto attività di lavorazione e
trattamento dell’amianto, si registra tutt’ora la presenza
considerevole di sacconi pieni di amianto e di polvere
fuoriuscita dagli stessi che ha contaminato tutto l’ambiente.
Inoltre, nell’area circostante è visibile la presenza di
manufatti in cemento amianto in condizioni di abbandono e
degrado”. La banca dati dell’Aiea parla di 536 patologie
oncologiche e non, tra le quali ci sono anche 215 casi di morti
premature. Una vera e propria emergenza. E di emergenza
ambientale ha parlato pure la commissione d’inchiesta del Senato
che l’anno scorso effettuò un sopralluogo nella zona. “Dal
verbale del sopralluogo emerse, in tutta la sua drammaticità, la
pericolosità dell’area, praticamente priva delle più elementari
e necessarie prescrizioni di sicurezza”. Giacomo Amati
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