MIGLIONICO.
La vecchia Lucania terra di confino. Memorie di “Shoah”, ovvero
di sterminio di persone. Durante il periodo buio del ventennio
del fascismo (1925-1945), sul territorio regionale furono
allestiti tre campi di internamento: a Pisticci, a
Terranova di Pollino ed a Marsico Nuovo. Ma al di là
dell’organizzazione dei campi, sono stati molti i centri lucani
che hanno ospitato singoli internati o gruppi. “Condannato a 5
anni di confino perché, in una missiva indirizzata a suo
fratello (un socialista fuggito in Francia) – scrive Piero
Miolla su “La Gazzetta Del Mezzogiorno del 27 gennaio 2017 –
aveva scritto che in Italia non c’era libertà. La storia del
bolognese Asturio Bellelli, uno dei tanti confinati in
Basilicata (complessivamente se ne contano 343), prima a
Grottole e poi a Pisticci”. Fu sufficiente una semplice frase:
il regime fascista lo mandò al confino all’età di 22 anni. La
sua prima destinazione fu Grottole. Al suo arrivo, fu accolto da
un ciabattino che, avendo compreso che si trattava di un
confinato, gli diede dei soldi per provvedere alle prime
incombenze. Poi, Asturio “s’inventò un ruolo di insegnante,
visto che sapeva leggere e scrivere, ma fu minacciato dal
sindaco e traferito a Pisticci. Al Centro Agricolo di Pisticci
stavano altri confinati che lavoravano soprattutto nella
costruzione di case per conto del Comune. A Pisticci, Asturio
conobbe la pisticcese Pierina Forte che poi divenne sua moglie.
L’Italia non dimentica il 27 gennaio del 1945, il “Giorno della
Memoria”, quando l’Armata Rossa sovietica entrò ad Auschwitz
(Polonia) per liberare i superstiti. Il termine “Olocausto” o
“Shoah” indica il genocidio, cioè lo sterminio di milioni di
esseri umani, causato da altri uomini, i nazisti tedeschi:
cominciò il 1933 e si concluse il 1945. In tale periodo furono
uccisi 15 milioni di persone, di cui 6 milioni di ebrei. La
ricorrenza del “Giorno della Memoria” è stata istituita in
Italia, dal ministero della Pubblica Istruzione, nell’anno 2000
e poi, nel 2005 dall’ONU: l’obiettivo è quello di diffondere i
valori della pace, della fratellanza, dell’amore. Ad abbattere
il “muro” dell’intolleranza e del razzismo. Giacomo Amati |