MIGLIONICO.
La ciclista di Bagdad. Piccole ribellioni: in Iraq come in altri
Paesi arabi non è ritenuto accettabile per una donna girare
sulla bicicletta. Ma Marina Jaber, 25 anni, pittrice, ha rotto
il tabù che nella sua città vieta la bici al sesso femminile.
Trovando uno stuolo di seguaci sui social e per la strada.
“Marina Jaber – scrive Michele Farina sul Corriere della Sera
(12 dicembre 2016) – ha cominciato (senza più smettere) quello
che nessuna donna a Bagdad osava fare: spostarsi in bicicletta.
Nella nostra società – racconta Marina Jaber – a 12 anni le
bambine smettono di pedalare: sono costrette a farlo. Secondo
una vecchia credenza potrebbe addirittura togliere la verginità.
In Iran, poi, l’ayatollah Alhuda ha decretato che i movimenti e
la postura delle donne sulla bicicletta portano a corruzione ed
alla prostituzione”. “L’Iraq e l’Iran non sono Paesi per
ciclisti – osserva Jaber – ci dipingiamo come vittime della
società, ma siamo noi stesse ad accettare quel che ci viene
imposto. Ciascuna persona è la prima a censurarsi. Laurea in
Scienze dell’alimentazione, pittrice per vocazione, Marina ha
fatto della bici una routine: “la uso ogni giorno – dice – non
faccio più caso agli sguardi”. E non è più sola. Decine di
ragazze si sono unite a lei. La reazione della gente? “Gli unici
commenti che abbiamo sentito – afferma - è che l’Iraq è sulla
strada giusta”. Giacomo Amati |