MIGLIONICO.
I castighi non servono. Le ragioni? Ce le spiega il
pedagogista Daniele Novara, 59 anni, di Piacenza, nel
suo libro “Punire non serve a nulla” (ed. Rizzoli).
“Schiaffi e sculaccioni provocano nei bambini
atteggiamenti di sfida, opposti a quelli desiderati dai
genitori. Anche sgridare, urlare e i castighi simbolici
sono inutili. Sono elementi estranei all’educazione e
non favoriscono crescita, responsabilizzazione,
autonomia”. (Fonte Corriere della Sera dell’8 ottobre
2016). Docente alla Cattolica di Milano, Novara nel suo
libro affronta quello che considera il grande equivoco:
l’idea che educare significhi controllare e correggere.
Un’ottica che porta alla ricerca continua di sbagli e
colpe. Io dico: “I figli sono immaturi, non colpevoli”.
Cita le neuroscienze. Le ultime ricerche confermano che
la piena maturità cerebrale è raggiunta dopo i 20 anni.
“Sbagliare, non riuscire a gestire le emozioni, pensare
e sentire in modo diverso, è un processo naturale.
Accettiamolo e smettiamo di voler crescere figli
perfetti”. Il bambino che a tre anni rovescia il piatto
sulla tavola. “E’ in una fase cognitiva acerba. Non sa
come esprimersi, ma sa cosa ha combinato ed è
mortificato. Invece dell’urlo, si ribadisce la regola
positiva che a tavola si sta tutti insieme. Senza
insistere sul resto. Non è pericoloso, il bambino
imparerà”. Il gioco di squadra tra i genitori è più
importante di mille parole. Adeguarsi all’età dei figli.
La chiarezza delle regole creano fiducia e stabilità.
Novara non ha paura di andare controcorrente: “La buona
educazione è un fatto di organizzazione, non di empatia
e di chiacchierate”.
Giacomo Amati |