MIGLIONICO.
Un fremito di gioia. Scaturisce dalla bellezza delle
poesie in dialetto miglionichese scritte dal poeta Mimì
Daddiego. Sono straordinarie nella loro semplicità.
Oggi, in esclusiva, su “Miglionicoweb”, “l’enciclopedia”
miglionichese del prof. Antonio Labriola, ne sono state
pubblicate altre sei. E il numero complessivo è arrivato
a 94. Quelle inedite sono le seguenti: “A Scutedd” (La
scodella, quella in alluminio usata per contenere il
cibo), “Na Pa’lt D’FichSdde’tt” (Una tasca piena di
fichi seccati al sole), “Nu Mu’scch D’u’v” (Un grappolo
di uva e che uva!), “U DisctNcul” (Il dito nel sedere
della gallina), “U Ciurnicch” (Il setaccio, cioè il
retino metallico utile per pulire il grano), “Quan’èbell
A Scol” (E’ bello andare a scuola…). Leggi queste poesie
e vivi un senso di gioia. Ti trasmettono un senso di
benessere. Sono immagini, istantanee della vita sociale
miglionichese degli anni passati, di quando bastava
mangiare un po’ di fichi secchi o un po’ di uva
profumata per sentirti sazio: di quella sazietà che,
però, non placa solo il bisogno primario, fisiologico
della fame. Ti saziano nell’anima. Placano una “fame
invisibile”: è quella immateriale dell’anima, appunto.
Sono versi che raccontano la vita sociale del nostro
paese. Sono poesie di storia miglionichese. Sono “storie
di gioia”. Nella poesia di Daddiego c’è la gioia. C’è la
vita. E su questi contenuti si fonda la bellezza della
sua poesia. Una poesia che trasmette suggestioni ed
emozioni. Si spiega così la sua forza. La sua potenza.
Giacomo
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