MIGLIONICO.
Ai ragazzi interessa solo lo smartphone? “Non si impegnano, sono
apatici e intellettualmente pigri”. Questa l’accusa degli
adulti. Ma i giovani d’oggi sono veramente così? “Certo leggono
poco, ma sono pragmatici e magari cercano di mettere in pratica
quello che la generazione precedente ha solo teorizzato”. Una
voce in difesa dei giovani cosiddetti “sdraiati” arriva dal
saggista Filippo La Porta, che nel suo ultimo libro,
“Indaffarati” (Ed. Bompiani), cerca di comprendere le ragioni
della “guerra” tra padri e figli. Lo scrittore non è d’accordo
con le accuse rivolte ai giovani nati dopo il 1985: dai
“bamboccioni” del ministro Tommaso Padoa Schioppa (era il 2007)
al celebre “choosy” (schizzinosi) dell’ex ministro del lavoro
Elsa Fornero (2012), al “inoccupabili” di Enrico Giovannini,
ministro del Lavoro del governo Letta. Poi, la definizione di
“sdraiati” di Michela Serra con la riflessione che mentre “i
vecchi lavorano, i giovani dormono”. Invece, La Porta parla di
giovani “indaffarati”, cioè “intenti a inviare messaggi,
dialogare, informarci, connetterci full time”. E dice: “Ho la
sensazione che i nostri figli provino a vivere alcune cose che
la mia generazione ha solo teorizzato. Secondo La Porta i
giovani d’oggi “danno più peso all’esperienza che
all’erudizione, all’etica vissuta piuttosto che alla cultura
libresca, all’esempio e non alle idee stratte. Altro che
sdraiati”! Gli adolescenti “sono sempre connessi”, lamentano i
genitori. Ma è un male, in un Paese tra gli ultimi in Europa per
processo di digitalizzazione? Con internet vedono film,
conoscono e viaggiano”. Poi, la conclusione: “La mia generazione
che avvolgeva ogni cosa dentro il velo dell’ideologia aveva
davvero, rispetto ai nativi digitali, una relazione più forte (e
responsabile) con la realtà”? Giacomo
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