MIGLIONICO.
Secondo i dati Istat (Istituto nazionale statistiche) nel 2014
le separazioni in Italia “sono state 89 mila 303 e i divorzi 52
mila 335 (fonte Corriere della Sera, 4 luglio 2016). In media ci
si separa dopo 16 anni, ma i matrimoni più recenti durano sempre
di meno”. In pratica, gli italiani “si stanno abituando a dirsi
addio: di più al Nord, un po’ meno al Sud. Anche invecchiare da
soli fa meno paura: dal 2000 al 2009, le separazioni tra
ultrasessantenni sono passate da 4 a 8 mila”. E lo scrittore
Mauro Covacich nel suo libro, “Prima di sparire” (ed. Einaudi)
invita le coppie in crisi “a guardarsi dentro”. Quindi, osserva
come, spesso, il collante di tanti matrimoni sia rappresentato
dalla presenza dei figli all’interno del nucleo familiare. I
figli sono una specie di “oro liquido” che rinsalda le unioni.
Ne discende la formula: restare insieme per il bene dei figli: è
in questo modo che si “ingrossa l’esercito dei separati in casa.
Più spesso è il dato economico a prevalere sulla infelicità
coniugale”. Poi, Covacich scrive che “sparire dalla vita di
un’altra persona significa tradire prima di tutto se stessi.
Restare in una coppia sbiadita può essere un’opzione, da vivere
secondo due modalità: ignorare l’infelicità o continuare a farsi
domande”. Da parte sua, l’avvocato matrimonialista Annamaria
Bernardini de Pace sostiene che “non è vero che si sta insieme
sempre per amore né che ci si sposa sempre per amore. Quante
coppie si sono scelte per errore o per l’ambiguità di uno dei
due? Ma anche un vero amore può finire”. Bisogna capire, però,
che anche quando ci si dice addio si finisce con l’imparare
qualcosa: “Impari che l’amore non è appoggiarsi a qualcuno –
dice lo scrittore Jorge Luis Borges – e la compagnia non è
sicurezza… e che i baci non sono contratti”. E per la scrittrice
AnaisNin “l’amore non muore mai di morte naturale. Muore perché
non sappiamo come rifornire la sua sorgente”. Giacomo Amati |