MIGLIONICO.
Storie di guerra. In tempi di guerra e di privazioni, spesso, le
tradizioni sono tutto quel che resta. Così in Siria, dove oltre
11 milioni di persone, circa metà della popolazione, sono
fuggite dalle proprie case, ci sono spose che chiedono di
celebrare il proprio matrimonio da sole, tra gli applausi e le
danze della famiglia e degli amici, ma senza il marito, prima di
ricongiungersi con lui all’estero.E’ la storia del tutto
singolare raccontata dalla giornalista Viviana Mazza (Corriere
della Sera, 8 luglio 2016). “I matrimoni senza sposo stanno
diventando così comuni in alcune zone della Siria che è ormai
bizzarro vedere le coppie unite nel giorno delle nozze. C’è
l’abito bianco, il fotografo, la banda che suona. L’unica cosa
che manca, oltre al marito, è la torta, perché in Medio Oriente
la tradizione prevede che venga tagliata con una spada dall’uomo
al fianco della sposa”. A causa della guerra civile, molti
uomini sono fuggiti all’estero. E sono uomini anche la
stragrande maggioranza dei 400 mila siriani morti in cinque anni
di conflitto. “Intere città, inclusa Damasco, sono popolate oggi
soprattutto da donne, da anziani e ragazzi. Le donne sono
diventate le capofamiglia. Se nei primi anni di guerra pochi
celebravano i matrimoni, perché non se la sentivano di
festeggiare mentre il loro Paese crollava, adesso le famiglie
hanno deciso di riprendere le consuetudini perché tanto non c’è
speranza che le cose cambino”. Dopo la cerimonia nunziale senza
lo sposo, le spose aspettano di raggiungerlo all’estero. “Quando
le spose appaiono nel loro abito bianco davanti ai familiari, ci
si accorge che negli occhi dei loro cari non c’è gioia, ma solo
tristezza”. La guerra civile siriana, “iniziata nel 2011, ha
costretto circa 12 dei 17 milioni di abitanti a lasciare le
proprie case. Di questi, 8 milioni sono sfollati interni, mentre
3 milioni e mezzo sono riparati in Turchia, Libano e Giordania.
Gli altri sono rifugiati soprattutto nei Paesi europei”.
Giacomo Amati |