MIGLIONICO.
Resoconto delle prove Invalsi che si sono svolte nello scorso
mese di maggio nella scuola di base (primaria e secondaria di
primo grado). Ebbene, l’Istituto nazionale per la valutazione
del sistema educativo di istruzione e di formazione, nel
pubblicare l’esito delle prove 2016, che hanno coinvolto 2
milioni e 232 mila alunni della scuola primaria (classi II e V),
della primaria di primo grado (classi III) e delle superiori
(classi II), valutati sul livello di apprendimento di Italiano e
Matematica, ha fornito la “fotografia” di un Paese “spaccato a
metà, dove i bambini del Nord primeggiano in matematica e in
italiano, mentre quelli del Sud e delle isole sprofondano a
distanze abissali”. Vi sono, però, alcune eccezioni: riguardano
le scuole delle Marche e dell’Umbria che si “attestano ai
livelli delle scuole lombarde e la Puglia che rivaleggia con le
scuole del Centro”. Ma resta il fatto che “tra gli studenti di
Trento e quelli della Calabria c’è, invece, una distanza
abissale”. (Fonte Corriere della Sera, 8 luglio 2016). Con
un’aggravante. Proprio “nelle regioni meridionali si verifica in
modo più massiccio quel fenomeno odioso che prende il nome di “cheating”,
ovvero l’aiutino prestato dagli insegnanti agli alunni per non
fare brutta figura”. In realtà, si tratta di una “truffa ai
danni dei ragazzi visto che i test non servono a valutare loro,
ma le scuole. Quest’anno si è cercato di misurare il cosiddetto
“valore aggiunto” di ciascuna scuola, confrontando le competenze
in entrata e in uscita dei ragazzi al netto del contesto
socioeconomico. E’ evidente, infatti, che sui risultati dei test
influiscono anche altri fattori (l’ambiente di provenienza in
primis) non imputabili alla scuola stessa. “Con il valore
aggiunto si rende possibile valutare se la scuola ha fatto o no
il proprio lavoro, se è riuscita a portare i ragazzi al livello
a cui potevano ambire”. Novità: si sta valutando l’ipotesi di
eliminare, a partire dal prossimo anno scolastico, la prova
Invalsi dall’esame di terza media: ma c’è pure l’intenzione di
allargare le prove anche alla lingua straniera.
Giacomo Amati |