MIGLIONICO.
In prima pagina. Giusto così. Stanno tutte in evidenza nella
copertina di “Miglionicoweb” le meravigliose poesie in dialetto
miglionichese scritte dal poeta Mimì Daddiego. Il prof. Antonio
Labriola le ha collocate in un’apposita rubrica, “L’Angolo della
poesia”. Quest’ultima è richiamata, con un riquadro, anche nella
colonna di sinistra. E’ il segnale che piacciono. Regalano
emozioni. Fanno impazzire di nostalgia soprattutto i
miglionichesi residenti sia nelle varie città italiane sia
all’estero. Tanto di cappello a Mimì Daddiego! Ieri sera
(lunedì, 27 giugno) ne sono state pubblicate altre quattro: “A
Callar”, “U Pais Mi”, “A Staccia”, “Don Mario”. In esse ci sono
pensieri e sentimenti. Ragione ed emozione si fondono al meglio.
Sono poesie strepitose: si attaccano alla nostra pelle, a quella
dei miglionichesi. Esprimono la nostra identità. Raccontano le
nostre origini. Ci aiutano a capire la nostra storia. Nella
poesia, “A Callar”, l’autore spiega che cosa avveniva nelle
strade del nostro paese, alle prime ore del giorno, prima del
“debutto” dei servizi igienici. Negli anni del dopo guerra e per
i primi anni Sessanta, nelle abitazioni dei miglionichesi non
esistevano ancora i bagni. Allora, andava in “onda” la
cosiddetta “callara”, un motocarro che raccoglieva a bordo una
sorta di “raccolta differenziata”, scrive opportunamente
Daddiego. A quei tempi, non era semplice andare in bagno.
Attraverso l’immagine di quel motocarro, Daddiego “fotografa” la
storia della miseria e delle ristrettezze economiche.
Condizioni, quest’ultime, che rispecchiavano quelle dell’Italia
del dopo guerra. Obbiettivamente, non era facile indossare i
panni del poeta per descrivere quelle immagini. Ma Daddiego se
l’è cavata molto bene. Splendide, poi, sono le poesie “U Pais
Mi” e la “Staccia”. Sono i “selfie” del nostro paese. Infine, la
commovente poesia su “Don Mario”, la cui immagine viene così
magistralmente descritta: “Dopp nu mes…tuttl’ vagnunappries a
hidd. Pur l’ cumunist.. u volnbben”. Era appena trascorso un
mese dal suo arrivo in paese (28 novembre 1965) e tutte le
persone gli andavano dietro. Poesie da brivido. Degne di
Trilussa. Giacomo Amati |