MIGLIONICO.
L’amore, la speranza, l’amicizia, la sofferenza, l’inquietudine,
la gioia, la fede. In una parola: la vita. Nella poesia dei
fratelli Rino, Anita e Margherita Finamore c’è la testimonianza
dei sentimenti che connotano l’animo dell’uomo. Sono sentimenti
forti: si alternano e sono espressi nei versi delle 117 poesie
che compongono la raccolta, “Oltre l’amore”, ed. “Amico Libro”,
Giuseppe Bellone, Montescaglioso (2015), per complessive 145
pagine. Gli autori sono legati dal vincolo familiare della
fratellanza: Margherita, purtroppo, s’è spenta nel 2013, a soli
31anni: è volata in cielo a seguito di una improvvisa malattia,
lasciando a quanti l’hanno conosciuta un segno indelebile del
suo passaggio terreno: un sorriso, simbolo d’amore e di
speranza. Rino, il fratello maggiore (43 anni), è docente
universitario presso l’ateneo di Bari, ove insegna
psico-pedagogia; Anita (32 anni), laurea in Lingue e Letterature
straniere, è insegnante di scuola primaria. Con le loro liriche
raccontano al lettore la vita dell’uomo: lo fanno, esprimendo un
“arcobaleno” di sentimenti: i sogni, le illusioni, le speranze,
i tormenti, le ansie, le gioie e i dolori. Il volume,
impreziosita da una copertina elaborata dall’estro creativo
dell’artista miglionichese, Ciccio Cinnella, raccoglie 50 poesie
di Margherita; 49, invece, sono le liriche firmate da Rino; 18
sono i componimenti poetici creati da Anita. “La poesia dei tre
autori – spiega la professoressa Margherita Lopergolo – nasce
come tentativo di ritrovare un equilibrio emotivo che s’è rotto:
vuole conciliare il dolore col desiderio di cogliere le gioie e
la bellezza che la vita offre. Il loro canto poetico nasce dal
dolore e va verso la luce, ovvero, verso l’amore, anzi oltre
l’amore: svolge una funzione catartica, purificatrice. Per
questa ragione, le loro liriche rappresentano un inno alla vita,
all’amore”. In altre parole, è una poesia che descrive le
molteplici esperienze della vita umana; è uno “sguardo”
sull’esistenza dell’uomo. Una poesia scandita da pensieri
profondi, da riflessioni che spingono il lettore a capire il
significato della vita. “E’ una poesia sublimante – sottolinea
la dottoressa Rosa Fioriniello – che esorta il lettore a parlare
la stessa lingua di san Francesco, fino a spingersi a chiamare
la sofferenza, il dolore con il termine di fratello. Non è,
ovviamente, un fratello da cercare, perché è difficile
tollerarlo e capirlo. E’ difficile da portare con sé,
accettandolo come un compagno di viaggio. Ma, i fratelli
Finamore, con la loro poesia, ci fanno capire che l’uomo dovrà
essere bravo a trasformare il dolore in una energia vitale:
nella forza dell’amore”. Conclusione: cosa comunica questa
imperdibile poesia dei fratelli Finamore? Trasmette un messaggio
di speranza: è una lirica contro gli aspetti decadenti della
società odierna. Propone visioni alternative all’odio,
all’indifferenza; è caratterizzata dai valori della solidarietà,
della fratellanza, dell’accoglienza e dell’accettazione del
prossimo. Trasmette pensieri virtuosi. Il primo: pur soffrendo
per ciò che gli manca, l’uomo è chiamato a donare, a chi gli sta
accanto, il meglio di sé; il secondo: il modo più autentico per
essere felice consiste nel rendere felice il prossimo; il terzo:
se vuole essere libero, l’essere umano è chiamato a scegliere il
bene. Sempre. Giacomo Amati |