GROTTOLE.
Il lavoro, visto nelle sue molteplici sfaccettature, da quello
artistico dell’artigiano all’aspetto bracciantile del facchino,
dalla dimensione “contemplativa” della figura del lavoratore
“guardafili” fino ad arrivare a quella “sensitiva” del
“venditore di fortuna”, è il tema saliente al centro del saggio,
“Altri Tempi: attività e mestieri svaniti”, del prof. grottolese,
Paolo Frescura. Nel libro, edizioni “Magister”, giugno 2015,
Matera, l’autore racconta la storia di varie attività
lavorative, partendo dalla descrizione dei mestieri esistenti
nel tessuto sociale del suo paese natio, Grottole. Il contesto
storico di riferimento è quello del dopoguerra, a partire dalla
seconda metà degli anni Quaranta fino a quelli degli anni
Settanta. Frescura, con la maestria già esibita nel volume,
“Antichi trastulli” (pubblicato nel 2002, ed. Eurostampa di
Matera), nelle 160 pagine di quest’ultimo testo, “Altri Tempi”,
descrive gli aspetti peculiari di ben 64 mestieri, che vengono
presentati in ordine alfabetico: dal primo, “L’acquaiolo”
all’ultimo, “Il venditore di petrolio”. Sono come degli
affreschi di notevole impatto emotivo, che non hanno solo una
valenza decorativa, ma, soprattutto, il valore della
testimonianza di un’epoca. Sono pagine bellissime che “tengono
in pugno”, in modo particolare, il lettore adulto che, avendo
vissuto in prima persona o indirettamente l’atmosfera delle
botteghe artigianali dell’epoca, ha la magica sensazione di
compiere un “viaggio” nel tempo passato e di riscoprire un
sistema di vita povero di mezzi economici, ma ricco di tanta
umanità e di fermento. Il volume si avvale di una raffinata
veste tipografica, è impreziosito da alcune suggestive foto
d’epoca e da splendide illustrazioni firmate da tre artisti del
calibro di Francesco Artese, Luigi Guerricchio e Nisio Lopergolo.
La linea-guida che fa da bussola alla lettura dell’opera è
rappresentata dal ruolo che, sotto il profilo economico, sociale
e culturale, seppero svolgere sia le botteghe artigianali che
tanti altri mestieri, nel corso di un periodo storico
caratterizzato dalla povertà economica, dal fenomeno della
disoccupazione, dallo spettro dell’emigrazione e dalla piaga
dell’analfabetismo. Il protagonista del libro è l’uomo “faber”,
“sapiens”, dotato sia di una forte manualità che di una geniale
creatività. “Altri Tempi” è un saggio di storia, di sociologia,
di economia. Va ben oltre a ciò che dice esplicitamente: ci fa
riflettere sugli aspetti di tanti mestieri virtuosi, di cui,
purtroppo, non c’è più traccia nella società d’oggi. il libro
può essere considerato anche un’opera autobiografica sia perché,
attraverso la descrizione dei lavori artigianali tradizionali,
l’autore finisce col raccontare anche alcuni aspetti della sua
vita di adolescente, sia perché nel testo ci sono due espliciti
riferimenti alla vita dei suoi genitori: alla madre, Maria
Girolama D’Aria e al padre, Giuseppe Frescura, maestro calzolaio
della comunità grottolese. Il libro è un inno al lavoro; ne
insegna la cultura. E’ come un “tesoro” da tenere in biblioteca,
a portata di mano, per leggerlo e capirne gli insegnamenti. E’
un volume da far circolare tra i banchi di scuola, per farlo
studiare agli alunni: fa sorridere, commuovere e riflettere. E’
un testo prezioso: leggerlo è come “vedere” tante storie
d’amore. Sono le storie di tanti lavori che, nel contesto
storico degli anni Cinquanta e Sessanta, rappresentarono il
motore, l’elemento propulsivo di sviluppo del sistema economico
e sociale della nostra regione, ma anche il colore e l’anima
della vita sociale dei paesi lucani. Giacomo Amati |