MIGLIONICO.
Da una condizione subalterna, di
sottomissione, marginale e decorativa
(società primitiva) a baluardo dell’odierna
società. In sintesi, è la “fotografia” del
ruolo della donna, così come è stato
delineato a conclusione del convegno,
“L’evoluzione della figura della donna nel
Novecento in Italia”, che s’è svolto, nei
giorni scorsi, nell’auditorium del castello
del “Malconsiglio”, a cura del Centro studi
intergenerazionale, “Censin, diretto dal
prof. Mario Cifarelli di Montecaglioso. Il
seminario ha messo in luce il processo di
emancipazione e l’evoluzione della figura
della donna che, “per molto tempo è stata
colpevolmente lasciata ai margini della
storia – ha spiegato il relatore Mario
Sanchirico, dirigente scolastico in pensione
– subendo innumerevoli condizionamenti
negativi di natura economica e culturale.
Oggi, però, grazie alle sue molteplici doti,
la donna viene apprezzata e ritenuta per ciò
che, in realtà, è sempre stata: un elemento
cardine, il motore della vita sociale”.
Sulla stessa lunghezza d’onda s’è posta la
professoressa Giovanna Ferraiuoli,
coordinatrice del Censin che, in
particolare, ha osservato come la donna
abbia superato ogni condizione di
subordinazione nei confronti dell’uomo per
svolgere un ruolo da protagonista in tutti i
settori della vita: da quello
dell’imprenditoria all’arte, allo
spettacolo, alla giurisprudenza, alla
medicina, eccetera. Conclusione: oggi, la
donna s’è resa padrona della propria vita e
si distingue per le sue spiccate capacità di
lavoro anche in politica, nella grande
industria e nei settori della scienza e
della tecnologia. La deplorevole tendenza
misogina di assurda avversione patologica
verso le donne s’è dissolta. E’ solo un
brutto ricordo di una società primitiva.
Adesso, la donna assume un ruolo di guida
non solo nell’ambito familiare, ma nel
Paese. Può affrontare il modo da sola. Un
mondo che, con lei protagonista, può uscire
dal buio. Giacomo Amati |